Sono accusati a vario titolo di far parte di un’associazione a delinquere finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina attraverso l’organizzazione di matrimoni di comodo e la produzione di documentazione falsa. Per questo motivo sette persone sono state raggiunte da ordinanze di custodia cautelare, di cui 5 agli arresti domiciliari e 6 con l’obbligo di dimora nel comune di residenza. Altre quattro persone, destinatarie di una seconda ordinanza cautelare ritenute, sono accusate di favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione.
Questa mattina gli agenti della squadra mobile di Catanzaro, su coordinamento della Procura della Repubblica di Catanzaro e in particolar e della Dda, hanno eseguito 11 ordinanze nell’ambito dell’operazione chiamata “Lucciole e lanterne”. Queste sono l’epilogo di un’indagine avviata dopo la segnalazione di alcune pratiche sospette da parte dell’Ufficio Immigrazione della Questura, che ha segnalato l’utilizzo di certificazioni con lo stesso numero di protocollo e quindi ritenute false.
L’avvio di intercettazioni ambientali e telefoniche ha permesso di scoprire una struttura organizzata, che ricorreva a matrimoni fittizi con cittadini italiani, che in cambio ricevevano somme di denaro che si aggiravano tra i 1000 e i 2000 euro. Al vertice di questa organizzazione, per gli inquirenti, ci sono due coniugi italiani e una donna cinese.
Proprio quest’ultima aveva il compito di reclutare suoi connazionali che, in mancanza di altri requisiti leciti, erano interessati a rinnovare il titolo di soggiorno attraverso questo meccanismo, mentre, i coniugi di nazionalità italiana, suoi stretti collaboratori, si occupavano di individuare le persone disposte a formalizzare matrimonio o convivenza con soggetti in realtà sconosciuti, dietro la promessa di ottimi e facili guadagni. L’organizzazione, inoltre, si preoccupava di organizzare il matrimonio e garantire così ai cittadini stranieri, tutti i vantaggi da questo derivanti, traendone cospicui profitti.
Gli investigatori hanno poi stretto il cerchio su un agente di polizia in servizio presso la Questura di Catanzaro che avrebbe gestito un giro di prostituzione di donne di diverse nazionalità. L’agente avrebbe trovato clienti e messo a disposizione strutture ricettive o appartamenti, con il coinvolgimento di altri indagati, nella messa a disposizione di immobili utilizzati per la prostituzione ovvero nel favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione.
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