Un verso e proprio sistema finalizzato alla truffa così da ottenere erogazioni pubbliche ai danni dell’Inps e dell’Arcea. Il tutto con un metodo tristemente noto, oramai: la presentazione di false dichiarazioni di assunzione di manodopera che hanno permesso a centinaia di “lavoratori” di percepire le indennità di disoccupazione e di maternità; e all’Agenzia regionale per l’agricoltura di “domande uniche di pagamento”, basate anch’esse sudocumentazione falsa, così da ottenere invece erogazioni.
L’OPERAZIONE, chiamata non a caso “Vaso di Pandora” , avrebbe permesso di smantellare un’organizzazione criminale che dal 2012 a oggi avrebbe percepito qualcosa oltre 4 milioni dalle truffe all’Inps, equasi 900 mila per quelle ai danni della Regione Calabria, relativamente alle erogazioni in agricoltura (l’Arcea appunto).
Il nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di finanza ha svolto delle complesse indagini, analizzando qualcosa come 700 diverse “posizioni”, per individuare le irregolarità sulla percezione delle prestazioni previdenziali ed assistenziali ottenute, tra l’altro, simulando centinaia di rapporti di lavoro fittizi, prevalentemente nel comparto dell’edilizia, oltre che nel settore dell’agricoltura e anche delle pulizie.
In tutto sono 42 le persone indagate per associazione a delinque. Nove invece le misure cautelari: cinque in carcere, quattro ai domiciliari più due obblighi di presentazione alla polizia giudiziaria.
I NOMI DEGLI ARRESTATI
Le undici persone finite in manette sono: Emanuele Chiriaco, 44enne, di Crotone (commercialista considerato l’ideatore dell’organizzazione); Alfonso Donato Proietto, 49enne, commercialista di Isola Capo Rizzuto (anch’egli ritenuto come l’organizzatore) insieme a Cesare Cosentino, 35enne imprenditore di Isola Capo Rizzutoe Cesarina Muto, 55enne imprenditrice di Isola; Antonio Cosentino, 33enne imprenditore di Isola. Per loro è scattata la custodia cautelare in carcere, e i primi quattro sono considerati gli organizzatori dell’associazione a delinquere.
La Procura ha invece disposto i domiciliari per: Alessandro Bianco, 37enne impiegato di Isola, impiegato in un C.A.A.; Giorgio Marino, 60enne di Crucoli, impiegato in un C.A.A.; Egidio Zoffreo, 46enne di Cutro, piccolo imprenditore; Fabiola Riolo, 29enne di Crotone, piccola imprenditrice.
Mentre per Giuseppe Garofalo, 45enne di Cotronei, e Felice Mesuraca, 61enne di Crotone, la Procura ha disposto l’obbligo di presentazione alla Polizia. Entrambi sono dei piccolo imprenditori.
LA CENTRALE OPERATIVA NELLO STUDO DEL CONSULENTE
Quello che evidenziato gli inquirenti è come la “centrale operativa” della presunta organizzazione fosse proprio nello studio di un consulente del lavoro, ritenuto addirittura la “mente” dell’attività illegale. È proprio lì, infatti, che hanno trovato la documentazione relativa alle pratiche e soprattutto a decine di società (alcune assolutamente fittizie) ed utilizzate per perpetrare le truffe.
Alla base, come dicevamo, l’opportunità offerta a centinaia di persone di poter usufruire delle previdenze dell’Inps, come l’assegno di disoccupazione.
Cifre irrisorie per i “finti” lavoratori, alcuni dei quali ricevevano appena qualche centinaia di euro come pagamento dovendone corrispondere il 50% (se non in alcuni casi anche il 100%) alla “struttura” che provvedeva ad istruire le loro pratiche.
Struttura che invece, e come detto, avrebbe incamerato imponenti guadagni, quegli oltre 5 milioni di euroche come ha ribadito il Procuratore di Crotone, Giuseppe Capoccia, vanno a gravare sulle già esigue risorse pubbliche di una comunità allo strenuo.
Tra le curiosità il fatto che alcuni dei lavoratori che avevano ottenuto l’indennità non conoscessero nemmeno il nome dell’azienda per cui avrebbero prestato la loro fantomatica prestazione.
Così come la capacità dell’organizzazione di creare persone fittizie, con tanto di Codice Fiscaleregolarmente registrato all’Agenzia delle Entrate, dunque fiscalmente esistenti ma in realtà solo dei fantasmi utili per ottenere i vantaggi economici.
FALSE ASSUNZIONI CON CODICI FISCALI FALSI
Alla base dell’associazione a delinquere c’era una vera e propria centrale capace di produrre “posizioni fittizie ottenendo finanche i codici fiscali di persone mai esistite grazie a documentazione falsa”. È quanto ha confermato il procuratore della Repubblica di Crotone, Giuseppe Capoccia, nel corso della conferenza stampa per presentare i risultati dell’operazione.
Gli inquirenti, come aggiunto da Capoccia, hanno messo insieme una grossa “quantità di dati incredibile”, così da verificare le posizione di 42 imprese. Il sistema si reggeva anche grazie al coinvolgimento di “due studi di commercialisti e di una tipografia che realizzava la falsa documentazione. Il sistema, infatti, prevedeva assunzioni fasulle sia per impiegati reali che per persone inesistenti per ottenere le indennità di disoccupazione”.
Capoccia ha fatto poi un passaggio sulle cifre ottenute: circa 200 euro al mese di indennità di disoccupazione. Ma il dato importante risiede nella “numerosissima la platea di chi la otteneva. Molti dei lavoratori coinvolti – ha detto Capoccia – non sapevano neppure cosa dire quando li abbiamo interrogati e in alcune intercettazioni i abbiamo sentiti chiedere: ma io dove ho lavorato? Cosa facevo?”.
Per il colonnello Emilio Fiora, comandante provinciale della Guardia di Finanza, si tratta di “reati vergognosima che qui a Crotone fanno più male perché’ se le risorse pubbliche vengono drenate in questo modo non vanno a chi ne ha realmente bisogno”. Fiora ha così annunciato che le fiamme gialle vigileranno “sul prossimo reddito cittadinanza affinché’ non venga usato in modo illegale e vada a chi non ne ha diritto”.
Il comandante del Nucleo di polizia economica della Guardia di finanza di Crotone, Fabio Bianco, ha invece parlato di “professionisti della truffa” facendo riferimento agli “studi di commercialisti che presentavano documenti di persone mai esistite o prendevano in fitto terreni all’insaputa dei reali proprietari”.
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