Ci preme sottolineare che ad oggi, nonostante la volontà e gli sforzi fatti per dare ristoro a noi operatori turistici tramite il bando “Viaggia Calabria”, di fatto sui nostri conti correnti non è arrivato nulla. Siamo davvero stanchi di dover precisare che le nostre imprese sono ferme da febbraio con un retroattivo di sei mesi e di ribadire che la necessità di avere degli aiuti tempestivi non sia stata recepita né dal governo centrale né da quello regionale”, è quanto si legge nella lettera aperta dell’Associazione Calabrese Agenti di Viaggio indirizzata alla Regione Calabria. Con il messaggio, che di seguito è riportato integralmente si esprime il disagio in merito al mancato accredito del fondo del bando “Riparti Calabria”. Ecco il testo completo:
“Vi abbiamo sottoposto la questione delle imprese calabresi rimaste fuori da tutti i ristori perché nuove aperture 2019 e quindi prive di quel fatturato minimo che consentiva la partecipazione al bando e di tante altre agenzie rimaste escluse o dal bando o dalla graduatoria a vario titolo ma sicuramente meritevoli di essere sostenute, e anche qui di fatto nessuna risposta. Apriremo il 2021 consapevoli che sarà un anno lento per la ripresa e coscienti che il nostro lavoro vive di quella straordinaria logica di programmazione che ahinoi sfugge a molti e che ci viene preclusa per cause di forza maggiore.
Pertanto, ci auguriamo che tutte le risorse residue del bando “Viaggia Calabria” vengano ridistribuite a favore di quanti sono stati lasciati soli e completamente fuori da ogni tipo di ristoro e per quelle aziende che al 2019 presentavano un fatturato più basso, che precisiamo nel nostro settore non è indice di maggiore efficienza professionale ma di scelta di regimi fiscali e tipologia di prodotto.
Per tutto quanto sopra precisiamo che, nel rispetto della difficile situazione in cui vertono le nostre aziende, i nostri dipendenti e tutte le relative famiglie da dieci mesi, non c’è spazio ad oggi per comunicazioni prive di fondamento e che mirano ad altro che non sia la gestione in termini concreti del tragico momento che viviamo. Non è il pranzo o i cadeaux di Natale che ci preoccupano, i nostri padri ci hanno educato al sacrificio, ma il nostro futuro, quello delle nostre aziende e di tutti i dipendenti”.
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