Sono prevalentemente velieri in legno, ma anche natanti di altro tipo. Si trovano nei porti e sulle spiagge della costa ionica calabrese. Molte intasano i porti, in particolare quelle degli scali di Crotone e Roccella Ionica, nel Reggino. Si tratta delle imbarcazioni abbandonate dai migranti giunti clandestinamente sulle coste italiane e che vanno smaltite o riutilizzate per scopi pubblici o finalità sociali dai soggetti che ne fanno richiesta (enti pubblici o associazioni del terzo settore). Sono già 120 – alcune delle quali giacenti da anni in depositi di custodia privati – quelle prese in carico dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli in Calabria per il recupero o lo smaltimento, fra mille complicazioni di carattere operativo e normativo che si stanno superando grazie alla collaborazione fra le diverse istituzioni che hanno voce in capitolo. I litorali di Bianco e Brancaleone, nel Reggino, recentemente sono stati liberati da due imbarcazioni spiaggiate che li occupavano, mentre altre otto, che si trovano in varie località del Crotonese, nei prossimi giorni saranno messe in sicurezza nell’apposita area di stoccaggio del porto di Crotone. Dieci imbarcazioni spiaggiate prese in custodia dall’Adm. L’estrema regione peninsulare è articolarmente esposta al fenomeno degli sbarchi clandestini: dalla scorsa estate ad oggi ne sono avvenuti 60 e il dato è in continuo aggiornamento.
La sinergia fra l’Agenzia, le Procure e i Comuni interessati ha consentito un’accelerazione delle procedure grazie alla spinta del direttore generale dell’Adm, Marcello Minenna. Al timone di questa complicata operazione c’è Rocco Carbone, dirigente dell’Ufficio Affari generali della direzione regionale dell’Adm per la Calabria. Reggino, 59 anni, una laurea in Scienze Politiche a Messina e specializzazione in diritto tributario alla Bocconi, vanta un’esperienza trentennale maturata quasi interamente tra la dogana di Milano e gli uffici centrali Agenzia, dove ha ricoperto numerosi incarichi dirigenziali e di responsabilità. Conosce bene i meccanismi grazie anche a una vasta esperienza internazionale maturata in vari paesi, istituzioni unionali e presso l’Organizzazione Mondiale delle Dogane (OMD).
“L’autonomia riconosciuta alla Calabria – dice all’AGI – che prima era sede di supporto di Napoli, ha comportato un’attività poderosa di start-up e poi di consolidamento di ciò che era necessario realizzare. Questa operazione è stata ideata e fortemente voluta dal direttore generale Marcello Minenna che ha assunto anche l’interinato della Calabria proprio per agevolare un’attività molto complessa”.
A Roccella Ionica, un accordo con l’amministrazione comunale ha reso possibile l’utilizzo della gru installata nello scalo per rimuovere le imbarcazioni a rischio di affondamento. “Un risparmio di risorse pubbliche considerevoli – dice Carbone – se si pensa che un alaggio d’urgenza costava dai 5 al 10.000 euro a imbarcazione, mentre l’utilizzo delle gru del porto comporta un costo di appena 76 euro lordi ripartiti fra Adm e Comune di Roccella. Un costo irrisorio per le casse pubbliche. A Crotone abbiamo fatto un accordo con l’Autorità di Sistema dei mari Tirreno Meridionale e Ionio che ci affida in uso gratuito un’area di 3.500 metri quadrati per lo stoccaggio consentendoci di liberare il sedime portuale”. La struttura territoriale dell’Agenzia ha chiesto agli organismi centrali risorse, in parte già impegnate in parte da impegnare entro l’anno, per circa 3 milioni 300.000 euro.
“Per questo tipo di attività, fino al 2021 – racconta Carbone – erano disponibili appena 200.000 euro. Questo dà la misura della vastità del fenomeno che dobbiamo fronteggiare”. I natanti sono corpi di reato, la loro vendita è vietata. Quando non è necessaria la demolizione, l’Agenzia può trasferirla per scopi sociali agli enti locali con una assegnazione in comodato d’uso previa acquisizione del nulla osta delle Autorità competenti.
“Il Comune di Roccella Ionica ci ha chiesto un rimorchiatore per il soccorso di pescatori in difficoltà in mare” spiega Carbone, che porta un altro esempio: “Il Comune di Crotone collocherà in una piazza della città una di queste barche, in buone condizioni, come simbolo del fenomeno dell’immigrazione”. Altri interlocutori sono le associazioni del terzo settore sempre con finalità sociali. Un altro sostegno finanziario e normativo sarà la gara comunitaria da circa 3 milioni di euro per lo smaltimento tutte le imbarcazioni che raggiungeranno la regione per i prossimi 4 anni. Il soggetto che se l’aggiudicherà dovrà gestire tutte le situazioni. Non sarà quindi necessario bandire singole gare, perché un soggetto unico interverrà dove si renderà necessario. I tempi risulteranno notevolmente più contenuti. “Ci dobbiamo attrezzare – sottolinea Carbone – non per un ridimensionamento del fenomeno, ma addirittura a un incremento. Avremo nei prossimi mesi anche profughi ucraini che lasceranno il loro paese partendo dalle coste che affacciano sul mare Adriatico meridionale e da quelle turche. La gara comunitaria è fondamentale. Abbiamo respirato grazie ai mesi invernali, ma la situazione – assicura – è destinata a cambiare repentinamente nei prossimi mesi”.
“In pochi mesi – continua – è stata consolidata una struttura di vertice che si è dovuta confrontare con un’emergenza esplosale tra le mani, quella delle imbarcazioni presenti sulle coste calabresi dalla scorsa estate. Statistiche alla mano, il fenomeno degli sbarchi nella nostra regione non era nemmeno un quinto di quello che si è registrato negli anni che hanno preceduto i mesi estivi del 2021. La costa ionica calabrese – fa rilevare – è stata individuata come luogo d’approdo dei nuovi flussi migratori provenienti dall’Afghanistan, dalla Siria, dalla Turchia e dall’Egitto”.
Un’emergenza che l’arrivo della nuova stagione e l’emergenza scatenata dalla crisi in Ucraina minacciano di riproporree incrementare. Si tratta di un’immigrazione “benestante” che non lascia più carrette del mare, ma mezzi di trasporto galleggianti molto spesso in discrete condizioni. Si è quindi reso necessario dare vita a una vera e proria “task force” con il coinvolgimento di tutte le autorità competenti. A partire dalla stessa Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, cui spetta il compito di smaltire le barche, fino alle Capitanerie di porto e alle forze dell’ordine, passando per le Procure della Repubblica che indagano sugli sbarchi e che devono dissequestrare le imbarcazioni, presupposto indispensabile per l’opera dell’Adm anello finale della catena.
“Abbiamo avviato in Calabria una sinergia senza precedenti messa in piedi – sottolinea Carbone – nel corso di un vertice presieduto dal Prefetto Massimo Mariani al quale hanno partecipato lo stesso direttore generale Marcello Minenna e i vertici istituzionali coinvolti nella gestione del fenomeno, a cominciare dai Procuratori della Repubblica di Reggio e Locri; ciò al fine di individuare un procedura che, ferma restando la norma di riferimento del codice degli appalti, ha consentito di rivisitare procedure vetuste e non in linea con l’emergenza, in grado di affidarci direttamente le fasi della procedura susseguenti al dissequestro, con notevole risparmio dei tempi. Questo ci ha consentito di ottenere dalle Procure direttamente interessate, vale a dire quelle di Reggio, Locri e Crotone, direttive che hanno cristallizzato tutte le fasi fino all’affido all’ADM, chiamata ad avviare le gare con la massima tempestività”. La prima conseguenza è stata un’armonizzazione delle procedure prima differenti nei vari distretti giudiziari; un’altra, non irrilevante, è stata l’abbattimento dei costi sostenuti dallo Stato per la messa in sicurezza delle imbarcazioni tutelando anche il mare da rischi d’inquinamento dovuti alla presenza di materiali ferrosi o amianto.