Un’ altro borgo ricco di storia, forte identità e arte nelle sue tre chiese, nei suoi tre conventi, quella forte identità rappresentata dalla civiltà contadina che anche sul portone della chiesa del SS.mo Rosario è raffigurata.
La full- immersion, è quella di una fredda domenica invernale nel borgo di Francavilla Angitola, paesino con circa 1900 abitanti che sorge a 290 metri s.l.m. che un tempo prima dell’impoverimento e della dignitosa emigrazione, fu un borgo fiorente e arricchito dai tantissimi artigiani e contadini che coltivavano la loro terra producendo degli ottimi prodotti. Oggi, assistiamo a un borgo che cerca di conservare la sua dignità e identità in maniera lodevole, per le vie del centro si denota una certa cura e pulizia, come nelle tre chiese una visibile conservazione. Nella parte più bassa del paese, apprezziamo i resti della Francavilla antica, rappresentata dai ruderi della Pendina, con marcate impronte medievali e forte tracce della civiltà contadina di un tempo, che in due trappeti scavati nel tufo e alla presenza di una fossa granaria davanti a una casa gentilizia, si ergono a tutela identitaria. Passeggiando, apprezziamo diverse case gentilizie, i ruderi ormai esigui della chiesa di S.Pietro Apostolo (1530) e in risalto ben conservato un antico Calvario greco bizantino con cinque icone e cinque croci. Francavilla, è collocata strategicamente, a poca distanza da località turistiche importanti, quali Pizzo a (15km), Tropea (20),Serra S .Bruno e Vibo Valentia a (25) e Scilla con il suo “presepe marinaro” di Chianalea a 45 km. Nel cuore del borgo invece, notiamo due antiche fontane di pregio con teste leonine, presumibilmente prodotte nella non lontana Mongiana delle Reali Ferriere Borboniche.
Scendendo verso la parte più bassa del centro, notiamo la chiesa di S.Foca, costruita sulle basi di un castello normanno, interamente distrutto dal terremoto del 1783. Francavilla dona un bel mix, alla quale si aggiunge l’aria salubre che ci fornisce il patrimonio naturalistico circostante in pieno parco delle serre e alle vicinanze del lago di Angitola, riconosciuta oasi del WWF, dove troviamo diversi esemplari faunistici che in altre zone della regione non troviamo, quali diverse specie di falco e varietà di aironi, per citarne qualcuno quello cenerino. Una nota è doverosa farla, da interpretare come messaggio sinergico da cittadini ed appassionati di questa terra incredibile, ossia quella di potersi attivare intervenendo nel recupero e nella valorizzazione del convento di S. Maria della Croce risalente al 1502, uno dei pochissimi conventi agostiniani della Calabria che di certo meriterebbe una mirata azione di recupero e tutela, al solo fine di renderlo fruibile, aggiungendolo di fatto al tesoro del paese del Drago che nella sua conformazione assomiglia a un drago e nella sua composizione di forti ricchezza storico-artistiche e identitarie , potrebbe dare la “fiammata” giusta per il rilancio del borgo vibonese.
Gianpiero Taverniti