Si avvicinano le festività natalizie, in giro nei centri commerciali , nei market dei paesini, cominciano a vedersi panettoni e dolciumi classici, ma nei forni a legna e nelle case dei calabresi cominciano a vedersi invece le classiche pitte di S. Martino, dolce che avvia la stagione invernale verso il Natale e verso il primo test al vino , al primo assaggino del vino nuovo, oggi di nicchia definito il vino novello. Tante usanze, tanti usi e costumi, per questa festa , che viene ricordata in diversi paesi europei, tra cui spiccano Spagna, Francia e in alcune regioni nordiche continentali, di certo nella nostra Calabria, ha un sapore particolare, molto intenso, gusto forte e profumo inebriante che avvolge le cantine, i cosiddetti “catoji” , quelli antichi , dove il pavimento è in pietra e dove il vino non viene solo conservato nelle botti , ma anche nelle giare in terracotta internamente smaltate, catoji dell’entroterra , dei borghi vivi di un tempo , che oggi ricercano la loro identità persa, sbiadita dall’emigrazione di massa del dopoguerra e non solo. Arriva l’undici novembre, arriva” S.Martinu, duva ogni mustu , diventa vinu” , dove la vecchia usanza impone di fare visita e testare l’ultimo prodotto di vendemmia, testare , assaggiare, controllando se la fase della maturazione sia passata e vi sia stata la trasformazione in vino.
Un evento umile dei vecchi contadini, si aspetta con ansia, di assaggiare il cosiddetto VINO NOVELLO, le donne per l’occasione preparano pietanze tipiche , dolci, per accompagnare l’assaggio del vino, spiccano come al solito le classicissime ZEPPOLE (zippuli, crespelle fritte) farcite a scelta con filetto di alici , olive nere e negli ultimi periodi con la nduja di Spilinga.Si imbandisce la parte superiore di una botte dismessa che funge da tavolo, arricchito di giardiniere fatte in casa a base di melanzane , una pitta fatta al forno a legna oleata con evo di stagione , peperoncino e cipolla di Tropea, per concludere delle ottime caldarroste e la classica pitta di S.Martino. Qualche giorno prima, se le condizioni meteo ne garantiscono l’operazione, si travasa il vino novello, come gli anziani non si stancavano mai di ricordare e raccomandare nel giorno 11 novembre, di invitare amici, operai che hanno lavorato alla vendemmia, si compie questo rito che, ancora rimane vivo, ma è diminuito nel suo capillare festeggiamento.
Tra un bicchiere di vino novello, deliziosamente fruttato, da poter paragonare a un succo d’uva, vista la sua assente sofisticazione, assaggiamo qualche zeppola, qualche spicchio di pitta, debitamente condita con olio d’oliva, origano e peperoncino fresco di Calabria, dove completano l’universalità del gusto le preziose giardiniere fatte in casa con melanzane dell’orto sotto casa. Un menù umile, forte e vero, come diventerà il vino novello, maturando e crescendo, con l’auspicio dolce che oggi ci danno le caldarroste ancora calde e le pitte di S.Martino, che per S.Nicola e per l’Immacolata, accompagneranno di nuovo il prodotto dell’ultima vendemmia, frutto delle curatissime e sacre vigne di CALABRIA che di sicuro sarà vino maturo da tavola, lieto e sicuro compagno delle svariate pietanze di questa ricca cucina calabrese. I ricordi dei nonni, avvicinano le persone a vivere in coesione, dalle piccole cose, nella consapevolezza e nella continuità di produrre nell’espressione del piccolo contadino, un vino; che di sicuro questa terra ci dona, impreziositi dai gioielli di profumo, corposità e qualità, che noi calabresi dovremmo farne tesoro sempre di più il volano economico e D.O.C. ,degli operatori viticoltori di questa ricca e diversa terra di vini, dove la sua mappa, comincia ad essere letta in Europa e nel mondo.
SAN MARTINU A san Martinusi l aparinnu i gutti e si prova u vinu.
Chidi chi bivanu pregamu a notte u ci duna na bella botte.
Nte catojia cu l amici, frittuli zippuli c l alici.
Si mangia è si biva facijendu burdijellu, nu brindisi bellu a su vinu novellu.
Quandu a testa cumincia a girara u vinu novellu si duna da fara.
A da saluti e su novellu vinu,wiwa,wiwa san Martinu!
Pina Cuteri
Grazie Pina Cuteri di Pazzano , per questa pillola Identitaria culturale che ci hai donato.
Gianpiero Taverniti