Gli inquirenti parlano addirittura di un “clima di terrore e crudeltà” a cui sarebbero state sottoposte le presunte vittime, ovvero dei ragazzi diversamente abili seguiti in un centro diurno di Rossano gestito da una onlus che si occupa proprio dell’assistenza alle persone fragili.
Da qui, al termine di una indagine condotta dai carabinieri, il Gip del Tribunale di Castrovillari ha firmato stamani una misura con cui ha disposto gli arresti domiciliari per tre persone, ossia educatori ed assistenti socio sanitari del centro contestandogli le accuse, in concorso e vario titolo, di ripetuti maltrattamenti nei confronti degli assistiti.
I militari hanno tenuto sotto controllo la struttura con attività tecniche audio e video e servizi di osservazione, dall’autunno 2021 all’aprile di quest’anno.
Così sono arrivati a ritenere che al suo interno si siano verificati diversi maltrattamenti nei confronti degli ospiti della struttura: atteggiamenti definiti “mortificanti, violenti e degradanti” a cui sarebbero stati sottoposti i disabili e subiti “proprio da coloro che avrebbero dovuto tutelare persone caratterizzate da particolare fragilità psichica” affermano gli inquirenti.
“LA TERAPIA DEL DOLORE”
Le indagini documenterebbero anche un sistematico riscorso all’intimidazione ed alla violenza per mantenere il controllo del centro, con tratti di violenza e crudeltà che avrebbero ingenerato tra i ragazzi quel clima di terrore di cui accennavamo all’inizio e funzionale, secondo i carabinieri, a “consolidare il proprio potere all’interno della struttura”.
Un clima che avrebbe visto alternarsi minacce, aggressioni vere e proprie, e una famigerata “terapia del dolore”, utilizzata in particolare su una delle vittime, non solo per scopi educativi “ma per sfogare – da parte di uno degli arrestati – i propri istinti sadici” raccontano ancora gli investigatori.
Infine, sarebbero emersi dei maltrattamenti da parte degli indagati considerati tutt’altro che episodici, tali da far ritenere si trattasse di un modo di agire che si sarebbe ripetuto in numerose e recentissime occasioni.
Sempre gli inquirenti sostengono che nel corso delle investigazioni si sia evidenziata “la drammaticità delle condizioni delle persone particolarmente fragili” ritenute “vittime innocenti” di un presunto “sistema” che il Giudice per le indagini preliminari non ha esitato a definire “piegato agli istinti personali e sadici di uno degli indagati”.
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