Corruzione, concussione, turbata libertà del procedimento di scelta del contraente, turbata libertà degli incanti, truffa aggravata ai danni dello Stato; ma c’è anche il falso ideologico, l’introduzione abusiva in un sistema informatico e l’emissione di fatture per operazioni inesistenti.

Sono questi i reati che si ipotizza abbiano anche avvantaggiato diverse società e contestati a quindici persone, oggi indagate dalla Procura di Catanzaro e raggiunte anche da altrettante misure cautelari emesse a loro carico dal Gip del tribunale locale nel contesto dell’operazione chiamata in codice “Sartoria”.

In particolare, in tre sono finiti agli arresti domiciliari: si tratta di due imprenditori e di un dirigente medico e docente universitario dell’Azienda ospedaliera universitaria “Renato Dulbecco” del capoluogo.

Quest’ultimo, poi è stato sospeso insieme ad altre dodici persone, anch’esse pubblici ufficiali dipendenti rispettivamente dell’Azienda Sanitaria Provinciale di Catanzaro, della stessa “Dulbecco”, dell’Azienda Sanitaria Provinciale di Crotone, dell’Asp di Cosenza, del Grande Ospedale Metropolitano “Bianchi Melacrino Morelli” di Reggio Calabria e dell’Università degli Studi “Magna Graecia” di Catanzaro; uno degli indagati è anche consigliere comunale di un Comune del catanzarese.

I provvedimenti arrivano dopo una complessa indagine svolta dalle fiamme gialle del Nucleo di Polizia Economica-Finanziaria del capoluogo di regione che hanno monitorato la spesa pubblica, in particolare quella sanitaria.

Gli investigatori ritengono quindi di aver fatto lue sulla turbata regolarità di nove appalti pubblici del valore complessivo di oltre 33 milioni di euro, banditi dalla Stazione Unica Appaltante della Regione Calabria, dall’Università “Magna Graecia” di Catanzaro, nonché dall’azienda ospedaliera “Pugliese-Ciaccio” e dalla “Mater Domini” (ora confluite nella “Dulbecco”).

Rispetto a queste gare vengono quindi ipotizzati dei presunti legami illeciti tra alcuni pubblici ufficiali, preposti alla gestione delle stesse gare, e gli agenti e rappresentanti delle società che forniscono materiali o servizi sanitari: la tesi è che si siano anche redatti bandi e capitolati in modo tale da orientare l’aggiudicazione a soggetti prestabiliti.

In alcuni casi si sarebbero appurate delle corruzioni (con utilità promesse o erogate) ai pubblici ufficiali coinvolti, che sarebbero state, in pratica, il “pagamento” per le procedure di “favore” agli operatori economici interessati.

Quanto poi ai reati di falso, ed altro, gli inquirenti contestano lo svolgimento di concorsi indetti da alcuni degli stessi enti pubblici per il reclutamento di personale; quanto invece a quello di truffa, si ipotizza una ripartizione del fondo incentivi per le funzioni tecniche a beneficio di dipendenti dell’ex “Pugliese-Ciaccio” ma in assenza dei presupposti previsti.

A carico di un dirigente medico dell’ex “Mater Domini” e dell’Università “Magna Graecia” – legato da un contratto di lavoro a tempo pieno ed esclusivo – si contesta poi la truffa: per gli investigatori avrebbe percepito le relative indennità economiche di esclusività, sebbene lavorasse, di nascosto, in due cliniche private accreditate con il Servizio Sanitario Nazionale (con sede nelle province di Crotone e Napoli), e ciò tramite l’utilizzo di due società ritenute senza una reale consistenza giuridico-economica, che avrebbero emesso sistematicamente fatture per operazioni considerate inesistenti, con la successiva corresponsione di somme in contanti al pubblico ufficiale.

Contestualmente è stato eseguito il sequestro disposto d’urgenza dal Pm nei confronti di due soggetti e di una società per un valore complessivo di circa 530 mila euro.

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