È stata eseguita alle prime ore del mattino odierno l’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Tribunale di Lamezia Terme su richiesta della locale Procura della Repubblica, a seguito delle indagini svolte dai Carabinieri della Compagnia di Lamezia Terme, collaborati dal Nucleo Investigativo Centrale di Polizia Penitenziaria – Nucleo Regionale di Catanzaro nei confronti di quattro soggetti, Aldo BORELLI cl.65, Giovanni CUKON cl.80 slovacco, Michele MALVAGGIO cl.61, Perparim  LAMAJ cl.85 albanese, responsabili a vario titolo di sette episodi di rapina commessi dall’ottobre 2015 all’ottobre 2017 fra Lamezia Terme e Gizzeria.

Due anni di indagini che hanno permesso di sgominare una banda coesa, il cui modus operandi era ormai rodato, la cui ascesa criminale inizia con il “colpo” all’Ufficio Postale di Gizzeria Lido messo a segno il 1° ottobre 2015, allorquando un soggetto con volto travisato, armato di pistola, si faceva consegnare dai dipendenti la somma di 4.000 euro per poi darsi a repentina fuga per le vie limitrofe. Le tempestive indagini avviate dalla Stazione Carabinieri di Gizzeria Lido hanno permesso, dopo un meticoloso lavoro di analisi delle immagini dei sistemi di videosorveglianza cittadina, supportate dalle informazioni testimoniali assunte nell’immediatezza dei fatti, di identificare il BORELLI Aldo in compagnia di un altro soggetto, sul luogo della rapina già il giorno prima, mentre svolgevano un “sopralluogo” per poi colpire l’indomani. Partono così le attività di monitoraggio a carico del BORELLI che hanno evidenziato fin da subito i suoi frequenti contatti telefonici con soggetti dell’area balcanica. Dal  controllo delle citate risultanze sono state rintracciate diverse operazioni di trasferimento di denaro, effettuate tramite servizi di money transfer, nei confronti di un soggetto di origini slave assoldato dal Borelli quale complice. Si è giunti così, grazie alla cooperazione attivata dall’Interpol con gli uffici di polizia di Zagabria, all’identificazione di CUKON Giovanni, soggetto di origini slovacche, già gravato in Croazia da numerosi precedenti in materia di armi e delitti contro il patrimonio, risultato da una successiva analisi solito imbarcarsi da Dubrovnick per Bari in concomitanza con eventi criminosi verificatisi nel lametino.

Il 3 dicembre 2015, infatti, veniva consumata una rapina presso l’Ufficio Postale di Lamezia Terme Sambiase assolutamente compatibile con il modus operandi di quella verificatasi a Gizzeria. Anche qui, infatti, un soggetto armato di pistola si faceva consegnare la somma di 2.000 euro circa per poi far perdere le proprie tracce. Già dalle prime informazioni assunte si aveva conferma della presenza di un ulteriore soggetto, verosimilmente straniero. Ed infatti, dall’analisi del traffico telefonico dei due presunti rapinatori, emergeva chiaramente come qualche giorno prima il Cukon avesse fatto rientro in Italia per dare manforte al suo compagno.

Solo qualche giorno più tardi, invece, la sera del 23 dicembre 2015, tre uomini armati di pistola e col volto travisato, si introducevano nel capannone di un esercizio commerciale sito in Gizzeria, minacciando e picchiano il proprietario e alcuni suoi dipendenti. Dopo averli legati, quindi, si impossessavano della somma di 2.500 euro e si davano alla fuga a bordo dell’auto del titolare dell’attività, non prima però di aver esploso alcuni colpi di pistola sui cellulari delle vittime. A seguito del sopralluogo effettuato dai Carabinieri venivano tuttavia repertate alcune tracce ematiche e i bossoli esplosi dai rapinatori. Tutto il materiale veniva inviato al R.I.S. di Messina per gli accertamenti biologici e balistici. L’analisi delle tracce ematiche permetteva di individuare la paternità del DNA analizzato, appartenente a Borelli, a tale MALVAGGIO Michele, e ad un terzo soggetto. Anche in questo caso, l’evento criminoso combaciava perfettamente con il rientro in Italia del Cukon, preceduto da un’operazione di money transfer a suo carico effettuata da Borelli.

Mentre i pezzi del complicato puzzle prendevano pian piano il loro posto grazie alla scrupolosa attività di riscontro dei Carabinieri, il 9 maggio 2016, due soggetti armati di pistola e con il volto travisato facevano irruzione in un’attività commerciale di money transfer sita a Lamezia Terme facendosi consegnare qualche centinaia di euro. I due soggetti, dal marcato accento straniero, venivano ben presto identificati nel Cukon e in tale LAMAJ Perparim, albanese, già noto alle forze dell’ordine nonché “vicino” al Borelli.

Le condotte criminose del gruppo fin ora descritto raggiungevano tuttavia il loro apice la sera del 12 maggio 2016 allorquando sempre due uomini armati di pistola e col volto travisato mettevano a segno una rapina ai danni di una tabaccheria di Lamezia Terme. Qualche minuto prima, però, tentavano medesimo colpo in un’altra tabaccheria di Lamezia Terme Sambiase. Qui, dopo aver tentato di impossessarsi del bottino, tentavano la fuga a piedi ma un passante, accortosi dell’accaduto si dava all’inseguimento dei due malfattori raggiungendone uno che, per guadagnarsi la fuga, gli sparava un colpo di pistola a brevissima distanza colpendolo all’addome, dileguandosi poi assieme al complice.

Le attività d’indagine permettevano di individuare quale autore della rapina il Borelli, tratto poi in arresto e condannato con sentenza confermata in Appello alla pena della reclusione di anni 10. L’identità del suo complice rimaneva momentaneamente ignota. Tuttavia il confronto balistico fra il bossolo esploso e quello rinvenuto a seguito della rapina del 23 dicembre faceva emergere la perfetta compatibilità dei due reperti che sono stati esplosi dalla stessa arma utilizzata, come riferito dalle vittime, dal soggetto con accento straniero.

L’ultimo colpo messo a segno dalla banda, invece, risale alla sera del 13 ottobre 2017 allorquando un uomo armato di pistola si avvicinava all’autovettura condotta dal titolare della stessa attività commerciale sita in Gizzeria rapinata la sera del 23 dicembre 2016. Nella circostanza, fortunatamente, interveniva il fratello della vittima che si scagliava sul rapinatore che lasciava cadere l’arma e fuggiva. Si trattava di una pistola clandestina, perfettamente funzionante e carica. Grazie alle informazioni assunte e ad una serie di riscontri, i Carabinieri focalizzavano l’attenzione sul Cukon il quale, dall’analisi del traffico telefonico, era effettivamente sbarcato in Italia.

Ma l’operatività della banda era ormai agli sgoccioli. Con Borelli, la “mente” del gruppo, in carcere e Malvaggio detenuto per altra causa e Lamaj attenzionato dai Carabinieri di Lamezia Terme nell’ambito di un’altra attività che portava al suo arresto unitamente a BORELLI Salvatore, figlio di Aldo, sempre per reati contro il patrimonio, rimaneva in circolazione solo Cukon, che, tuttavia, faceva il suo ultimo viaggio dalla Croazia per l’Italia nel dicembre 2017, qando i Carabinieri della Stazione di Gizzeria Lido lo arrestavano poiché trovato in possesso di una pistola clandestina ed un paio di guanti in lattice.

Ulteriori accertamenti biologici sul suo DNA, svolti in collaborazione con il collaterale organo di Polizia croato, permettevano di inserire l’ultimo tassello del mosaico. Emergeva infatti che un’ulteriore traccia ematica, di cui non era stata individuata la paternità, repertata nel capannone la sera del 23 dicembre, era perfettamente compatibile con il profilo genotipico del Cukon.

Ma le articolate attività d’indagine svolte dai Carabinieri sotto la direzione della Procura di Lamezia Terme proseguivano in carcere, in collaborazione con il Nucleo Investigativo Centrale di Polizia Penitenziaria – Nucleo Regionale di Catanzaro che provvedeva a monitorare le conversazioni in cella fra Borelli e Cukon. Grazie ai riscontri forniti, infatti, veniva rafforzato l’intero impianto probatorio nei loro confronti. Fin dal momento in cui i due soggetti vengono ristretti nella stessa cella, infatti, emergono chiare conversazioni che dimostrano un consolidato rapporto di amicizia fra i due rapinatori, nato in Croazia durante gli anni di detenzione lì trascorsi insieme, che commentano i loro colpi nel tentativo di capire se gli inquirenti possano aver ricostruito l’intera dinamica dei fatti. Ripercorrono quindi date, orari, strade, fanno mente locale sulla presenza o meno di telecamere, convinti che la Polizia giudiziaria non possa ricostruire l’accaduto. “Non ci capiscono un cazzo questi….non sanno tutto capito”. Queste le affermazioni del Borelli in merito alle rapine consumate in concorso con il suo complice mentre si dichiara orgoglioso di non aver mai collaborato svelando il nome dello slovacco con il quale pensano già ai progetti futuri. Proprio così, perché il disegno criminoso di questi ultimi era di spostarsi nell’area balcanica dove entrambi avevano ottime conoscenze. Come? In stato di latitanza. Nella primavera dell’anno in corso, infatti, Borelli avviava uno sciopero della fame, rifiutando cibo e cure, al fine di farsi ricoverare nell’infermeria del carcere per poi ottenere la sostituzione della misura inframuraria con quella degli arresti domiciliari e rendersi successivamente irreperibile. “…anche se la Cassazione può confermare il mandato di arresto mi butto latitante e me ne fotto……”. Questa una delle tante affermazioni captate dal personale del Nucleo Investigativo Centrale di Polizia Penitenziaria – Nucleo Regionale di Catanzaro le cui risultanze investigative, messe a sistema con il quadro indiziario riassunto dai Carabinieri, hanno portato all’emissione nei confronti dei quattro soggetti di ordinanza di custodia cautelare in carcere poiché responsabili a vario titolo di rapina aggravata in concorso, sequestro di persona, lesioni personale aggravate, tentato omicidio, porto illegale di armi comuni da sparo e clandestine.

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