Una storia segnata da una serie infinita di colpi di Stato, nel cuore dell’Africa, a ridosso della Costa d’Avorio, ex colonia francese, il Burkina Faso che all’epoca si chiamava Alto Volta ottenne l’indipendenza nel 1960 e come per altri stati africani è stato sempre segnato da una forte instabilità politica.
È di venerdì la notizia dell’attentato di matrice jihadista che ha colpito la capitale del luogo, e dove ha perso la vita anche un bambino di 9 anni, figlio di un calabrese. È così che l’Italia paga il suo tributo di sangue nell’attentato che ha seminato morte e distruzione. I morti ufficializzati sono 29, il bambino di origini calabresi si chiamava Michel, ed era il figlio di Gaetano Santomenna, proprietario della pasticceria «Cappuccino Café», proprio uno dei locali preso di mira dai terroristi.
Secondo l’ultimo sondaggio realizzato dal governo nel 2006, il 60 per cento degli abitanti del Burkina Faso è musulmano, il 23 per cento cristiano di varie confessioni e il restante segue religioni locali. Fino a poco tempo fa in Burkina Faso la violenza di matrice religiosa era quasi completamente assente.
Stando alle prime rivendicazioni, l’attacco è stato compiuto da al Mourabitoun, lo stesso gruppo che lo scorso novembre ha rivendicato l’attacco a un albergo di Bamako, la capitale del Mali.
La Farnesina, attraverso un tweet del ministro Gentiloni, parla di «crimine orrendo» e di «vicinanza al padre e ai famigliari delle vittime», mentre il premier Renzi ha telefonato direttamente a Gaetano Santomenna esprimendo «il cordoglio di tutta l’Italia».
Un poliziotto di fronte all'Hotel Splendid a Ouagadougou, dopo l'attentato (ISSOUF SANOGO/AFP/Getty Images)
Un poliziotto di fronte all’Hotel Splendid a Ouagadougou, dopo l’attentato (ISSOUF SANOGO/AFP/Getty Images)