Ma chi dà diritto di “bacchettare” sulla legittima preoccupazione di ognuno per la situazione che sta vivendo in questi giorni Bovalino e assumere il ruolo di “moderatore”? Ma veramente si pensa di “limitare” la libertà di esprimere il proprio pensiero nei modi e nelle forme che si ritengono utili? Intanto credo che più che la paura sia la preoccupazione ad essere ormai parte del nostro vissuto quotidiano… E come potrebbe essere il contrario? Stiamo vivendo una condizione straordinaria, una PANDEMIA, che in pochissimo tempo ha trasformato le nostre vite. Certo è stata la paura inizialmente ad accompagnare questa trasformazione perché la paura è un’emozione primaria, una reazione a un pericolo specifico, in questo caso il virus. Provo paura a fronte di una minaccia identificabile, per un oggetto specifico che la innesca. Ma la paura attivando comportamenti di attacco o fuga è un efficace meccanismo di difesa per la nostra salvaguardia. Nel caso del COVID – 19 ha fatto mettere in atto tutti quei comportamenti fondamentali di salvaguardia della salute non solo consigliati ma imposti dalle autorità sanitarie : distanziamento, uso dei DIP, igiene delle mani, sanificazione, uso delle mascherine, ecc.
Quello che invece provoca il proliferare delle preoccupazioni, e non della paura, è dovuto piuttosto all’inadeguatezza delle informazioni: spesso è l’incertezza e la contraddittorietà che fa permanere l’ansia piuttosto che la paura della malattia in sé. Importante è quindi fornire dati chiari perché ci aiutano a modificare il nostro comportamento in base alle reali condizioni in cui ci troviamo e aiuta a superare meglio le difficoltà. E allora piuttosto che zittire malamente, come è ormai abitudine, chi chiede misure di maggiore contenimento visto il diffondersi del contagio, proprio per evitare che si arrivi all’isolamento dell’intera comunità, sarebbe preferibile dare indicazioni chiare sui trigger, cioè sui campanelli di allarme. Dare informazioni chiare sulla curva dei contagi, sulle misure che si stanno adottando per il contenimento del focolaio.
La “serenità” alla quale si invitano i cittadini deve essere accompagnata da queste informazioni. È fin troppo chiaro che solo un folle può pensare di diffondere panico inutilmente. Solitamente si AGISCE prima per EVITARE situazioni critiche dopo, si chiama AZIONE PREVENTIVA : si adatta la strategia in funzione del rischio, si stima l’ efficacia delle misure di contenimento attuate e i rischi specifici associati alle attività che si è ritenuto opportuno lasciare operative.
Difendo e credo nella libertà di espressione, soprattutto se serve a chiedere tutela per la salute pubblica. Inoltre chiedere di adottare tutte le misure necessarie a bloccare la diffusione dei contagi è un preciso dovere di chi ha ruolo istituzionale, sicuramente non sanzionabile da nessuno!
Alessandra Polimeno fb