RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO:
Novant’anni fa, il 17 luglio del 1927 a Castiglione Marittimo, Comune di Falerna, si consumò il tragico evento che vide coinvolti in un agguato mortale due giovani appartenenti all’Arma dei Carabinieri in servizio presso la locale stazione: l’Appuntato Michele Marzano nativo di Bovalino e il carabiniere Raffele de Vico di Longobucco. Fu un evento che suscitò la generale commozione dell’opinione pubblica calabrese, investendo le autorità di governo nazionale nelle persone dell’allora sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio Giacomo Suardo e dello stesso Benito Mussolini.
Il ricordo dei due militari dell’Arma è ancora vivo nella comunità falernese, tale da farli assurgere agli onori della storia apponendo sul Monumento ai Caduti una lapide in loro memoria. Una cerimonia emozionante svoltasi qualche anno fa a Castiglione Marittimo a pochi passi dal luogo dove si verificò il triste episodio, alla presenza del comando generale dell’Arma dei carabinieri, delle autorità locali e dell’intera cittadinanza.
Michele Marzano era nato a Bosco S. Ippolito di Bovalino l’8 dicembre del 1901, figlio primogenito di Giovanni e di Caterina Cardillo, una famiglia di estrazione contadina che viveva dei proventi della terra come la maggioranza degli abitanti di quella Frazione dell’entroterra bovalinese. Si arruolò giovanissimo nell’Arma dei Carabinieri indossando la divisa con dignità e senso del dovere, senza mai rinnegare le sue origini che sapevano di terra e di sudore, di sacrificio e di rinuncia.
Dalle cronache giornalistiche dell’epoca non emerge con chiarezza cosa sia effettivamente successo la sera del 17 luglio del 1927 a Castiglione Marittimo, quando i due militari dell’Arma Marzano e de Vico che da tempo indagavano sul conto di due pericolosi latitanti, «travestiti e camuffati da contadini» si accingevano alla loro cattura. Riconosciuti e forse anche raggirati da qualcuno del posto in accordo con i due malviventi, furono fatti segno di una «terribile scarica di rivoltellate e fucilate» che li lasciava a terra agonizzanti. I due sarebbero deceduti nella notte nel locale di pernottamento che i militari dell’Arma erano soliti utilizzare quando da Falerna paese, a piedi, si recavano in servizio a Castiglione.
Si concludeva così la storia personale e umana del giovane Michele Marzano, un bovalinese come tanti, sradicato e trapiantato altrove ma non per questo dimenticato dalla sua gente. Quando, infatti, la sera del 25 luglio la salma dell’appuntato raggiunse il paese natale dopo gli «imponentissimi e commoventi funerali» di Stato celebrati nella città di Catanzaro, ad attenderla alla stazione ferroviaria di Bovalino c’era il sindaco Antonino Misiano e una «folla infinita di cittadini... È l’anima generosa di Bovalino tutta – riporta il Corriere di Calabria e di Messina del 29 luglio 1927 – che, dolorante, dona l’ultimo reverente omaggio di affetto e di venerazione al Milite della Fedelissima, resosi sacro col suo olocausto».
Michele Marzano riposa oggi nel cimitero comunale di Bovalino, in una tomba di famiglia costruita all’epoca per volontà di Benito Mussolini, dove per lunghissimi anni è stata deposta in suo onore una corona di bronzo offerta, si diceva in famiglia, dallo stesso capo del governo. Corona che il tempo ha logorato, così come ha cancellato dalla nostra memoria di bovalinesi – commenta la nipote Fortunata Marzano – l’intera vicenda e il sacrificio di questo nostro concittadino.
Da diversi anni a Bovalino si svolgono, infatti, interessanti manifestazioni improntate ad una sensibilità storico-culturale locale di tutto rispetto; tuttavia, della vicenda che abbiamo poc’anzi raccontato nessuna traccia, dell’appuntato Michele Marzano nessuna parola. È un vero peccato – ribadisce ancora qualcuno – che tale vicenda non trovi posto e non venga annoverata tra quelle degli altri uomini illustri che hanno fatto la storia di questa cittadina. Siamo certi si sia trattato di una dimenticanza del tutto casuale alla quale gli organizzatori di tali eventi vorranno e sapranno sicuramente rimediare.