Nella seduta del 23 dicembre che ha decretato il dissesto del Comune abbiamo inutilmente proposto al Consiglio Comunale di rinviare questa decisione per il tempo strettamente necessario ad una più puntuale verifica degli atti e delle posizioni debitorie, stante anche l’insufficiente tempo concesso ai consiglieri di minoranza, al fine di consentire ad ogni singolo Consigliere Comunale di poter esprimere un voto così importante e così delicato con la necessaria conoscenza degli atti. Per farlo abbiamo utilizzato le stesse parole pronunciate dall’attuale Sindaco il 3 Giugno 2013, in occasione dell’approvazione del piano di riequilibrio finanziario pluriennale che, ricordiamo, era ancora giacente presso i competenti uffici del Ministero: “Noi siamo vostri
avversari e non nemici, ne per voi e ne tanto meno per il paese.

Per questo sommessamente vi chiediamo, anzi vi preghiamo, di ragionare di più sulla situazione con animo calmo e sereno al fine di trovare soluzioni ottimali che consentano di verificare la documentazione nei tempi strettamente tecnici”.

Ma non c’è stato niente da fare. Ci è stato detto: “Avete avuto una settimana per verificare e valutare, ed era un tempo sufficiente per poterlo fare”. Anche allora erano stati concessi i tempi tecnici previsti dal regolamento ma, evidentemente, cambiando i ruoli, cambia anche il modo di pensare e di agire. Un #cambiamento, abusato slogan di questa amministrazione, “ad intermittenza”, che evidentemente ha risentito dell’atmosfera natalizia. Allora si, oggi no.

Ed inutile è stato anche il richiamo ai consiglieri di maggioranza, ai quali abbiamo semplicemente chiesto se il loro voto fosse pienamente consapevole, se fosse il frutto di un’approfondita analisi della corposa e per molti versi controversa documentazione agli atti del Consiglio Comunale. Il Revisore, contrariamente a quanto affermato nelle precedenti relazioni, scriveva che c’erano le condizioni per il dissesto, il Responsabile del Servizio Finanziario scriveva invece con toni più prudenti di valutare anche la rimodulazione del Piano di Riequilibrio.

Anche questo ci lascia perplessi perché i due provvedimenti, che si fondano su presupposti sostanzialmente diversi, non sono alternativi. Per aver posto queste legittime domande siamo stati accusati, addirittura, di violenza psicologica nei confronti dei consiglieri di maggioranza! La risposta alla nostra domanda è comunque arrivata, poco dopo, direttamente dal capogruppo di maggioranza, che ha pacatamente ammesso “…non siamo andati a guardarci tutte le carte, non era possibile verificare tutta la documentazione…”. Questo ci è stato incredibilmente detto.

E’ inutile ora tornare su quanto già esposto e dettagliatamente riportato nella relazione che abbiamo allegato agli atti del Consiglio. Ribadiamo solo che a nostro avviso non sono state attuate tutte le opportune verifiche per evitare il dissesto ed è stato inutilmente, arbitrariamente ed irresponsabilmente fatto decorrere il termine utile alla eventuale rimodulazione del piano di
riequilibrio. Bisognava attivarsi fin dal primo giorno per questo importante adempimento.

Le relazioni dei Responsabili delle U.O. sono state stranamente consegnate al Sindaco ed all’Amministrazione Comunale tutte lo stesso giorno, il 24 Ottobre. E malgrado avessero ancora quindici giorni di tempo prima della scadenza del termine per la rimodulazione, incredibilmente, la lettera indirizzata al Ministero, a firma del Sindaco e dell’Assessore al Bilancio, è partita sempre lo stesso giorno, il 24 Ottobre. Tutto in un giorno. Presumibilmente senza le necessarie verifiche, giustificando il ritardo con l’ennesima accusa al lavoro dei dipendenti, giudicato lento e superficiale. Gli stessi dipendenti, è bene precisarlo, con i quali ora bisognerà gestire il dopo-dissesto, non potendo più attingere a personale esterno dopo la dichiarazione di dissesto. Secondo la maggioranza quindici giorni non erano sufficienti per valutare e decidere. Per noi una settimana era più che sufficiente. Si accende di nuovo l’intermittenza del #cambiamento.

E allora “Così è deciso, l’udienza è tolta”. Dopo solo sei mesi dall’insediamento, con un piano di riequilibrio rimodulabile ancora fermo al Ministero per la fase istruttoria, con diverse partite debitorie da verificare e soprattutto a causa di un debito con la Regione Calabria risalente addirittura al 1981 (come gran parte dei Comuni della Calabria), è stato deciso di decretare il fallimento del Comune di Bovalino. La stessa Regione Calabria che una settimana fa giustamente avevamo lodato e ringraziato per averci concesso, a distanza di 4 anni, di utilizzare 10 mila euro per il Premio La Cava, risalenti al Fondo Unico Cultura annualità 2012, e che in questi giorni ci ha assegnato 1.500 euro per festeggiare (!) il Capodanno oggi diventa negativamente determinante per il fallimento del nostro Comune, non avendo concesso una sola via d’uscita per un debito che ha avuto origine 36 anni fa! Ci domandiamo se il Presidente Oliverio ed il Presidente Irto siano a conoscenza di tutto ciò.

Il Sindaco a fine seduta ha affermato che “… non c’era altra strada, è giunto il momento di non mettere più la polvere sotto il tappeto come fatto dalle precedenti amministrazioni”. La relazione del Revisore era chiara e non poteva non essere considerata, in quanto la normativa vigente dispone che, in presenza delle condizioni previste dall’art. 244 del TUEL, che emergano dalle deliberazioni dell’ente, dai bilanci di previsione, dai rendiconti o da altre fonti, la dichiarazione di dissesto non può essere omessa. Considerato che il Sindaco stesso ha dichiarato che la situazione del debito acqua era già conosciuta ai tempi della presentazione del piano di riequilibrio, ed era stato uno dei motivi per cui, a causa del mancato inserimento di tale debito, lui stesso aveva votato contro, viene da chiedersi come mai, anche durante i due anni in cui è stato vicesindaco ed assessore, ha votato deliberazioni, bilanci di previsione, rendiconti e riequilibri di bilancio, compreso l’ultimo recente del mese di Luglio del 2017, senza porsi il problema di quel presunto debito. Anche in quelle occasioni non è forse stata messa la polvere sotto il tappeto? Riappare, inesorabile, l’intermittenza del #cambiamento. La polvere appare. La polvere scompare. Come forza di opposizione abbiamo solo chiesto di vederci chiaro, di avere il tempo necessario ed indispensabile per poter valutare con obiettività, considerato che molti dei parametri dell’Ente non rispondevano ai requisiti richiesti dalla normativa vigente per la dichiarazione del
dissesto.

Non è mai stato mai fatto ricorso ad anticipazioni di tesoreria, i servizi essenziali anche onerosi sono regolarmente svolti e pagati, come tutti i lavori e le forniture eseguiti in questi mesi, esiste un consistente fondo di cassa anche al netto dei fondi vincolati, gli stipendi dei dipendenti sono puntualmente pagati, 7 parametri di deficitarietà strutturale su 10 sono positivi (un ente è strutturalmente deficitario se almeno 5 parametri sono negativi), è stato sempre rispettato il patto di stabilità. Alla luce di questi dati avremmo voluto approfondire meglio la questione, anche quella riferita ai tanti debiti, anch’essi ad intermittenza, che sparivano e riapparivano a seconda dei casi. Molti dei quali relativi agli anni 2010 – 2015. Perché questi ipotetici creditori del Comune non hanno preteso il pagamento di quanto loro spettante durante le gestioni commissariali? Bovalino è stata infatti governata, prima di questa amministrazione, da ben due commissioni straordinarie composte da 6 funzionari dello Stato, che disponevano dello stesso apparato burocratico attuale, che hanno anch’essi approvato documenti contabili importanti ed che hanno ritenuto di non dover dichiarare il dissesto del Comune di Bovalino. Anzi, nella lettera inviata al Ministero dall’ultima commissione straordinaria nel mese di Aprile 2017 si rappresentava una situazione migliorata rispetto al 2013 e si prospettava nell’imminente futuro una rimodulazione del piano di riequilibrio dell’Ente. Non è bastato neanche questo per “farli ragionare”. Con i soli voti della maggioranza, con arroganza, è stata assunta una decisione che ha decretato il fallimento del Comune di Bovalino e che probabilmente, alla luce dei fatti, era già stata presa prima ancora delle elezioni con il solo scopo di distinguersi dal passato.

Il triste epilogo è stato poi riassunto nel laconico commento che abbiamo letto qualche ora dopo sulla pagina Facebook del Sindaco, e che rivela forse le vere ragioni della dichiarazione di dissesto “… abbiamo messo fine allo scempio amministrativo, politico ed economico degli ultimi 15 anni”. All’interno dei quali, è bene ricordarlo, ci sono i 2 anni gestiti dai 6 funzionari dello Stato
ed i 2 anni durante i quali il Sindaco stesso è stato addirittura assessore e vicesindaco. 4 anni su 15 rappresentano il 26% del totale. Una buona percentuale, pari a più di un quarto dello scempio amministrativo, politico ed economico. Se poi aggiungiamo anche i tre da consigliere di opposizione, durante i quali era comunque d’obbligo la vigilanza ed il controllo, la percentuale aumenta in modo imbarazzante. A rincarare la dose ci ha poi pensato il neo-coordinatore del Movimento Agave, Gabriele Galletta, che sempre su Facebook ha allargato l’arco temporale dello scempio a trent’anni, tirando dentro anche genitori, zii e parenti di diversi degli attuali amministratori, che hanno governato Bovalino negli anni passati. Saranno tutti contenti.

A fine Consiglio, quando tutto oramai era deciso, considerata anche la grave situazione economico-finanziaria riscontrata, il Consigliere Gangemi ha proposto di adottare le stesse identiche misure di contenimento della spesa proposte dall’attuale Sindaco nel 2013: “…noi, il consigliere Muscari ed io – affermava allora – proponiamo la riduzione delle spese istituzionali con rinuncia, dal 2013 e per tutta la durata del mandato, dei gettoni di presenza dei consiglieri e delle indennità di carica dei componenti della Giunta”. Rinuncia quindi, neanche decurtazione.

Una richiesta condivisibile, ancora di più considerata la grave situazione conseguente alla dichiarazione del dissesto. Noi, contrariamente ai consiglieri di maggioranza, abbiamo già da tempo rinunciato ai gettoni di presenza. Sindaco e Giunta stanno invece tutt’ora percependo le indennità di carica al massimo consentito dalla legge. Anche in questo caso il capogruppo di maggioranza ci ha lasciati basiti: “… sono tutti i giorni al Comune, hanno abbandonato il loro lavoro, devono pur mantenere le loro famiglie”. Come se a Giugno avessero vinto un concorso pubblico per impiegati comunali, e non le elezioni per amministrare il paese. Anche in questo caso siamo certi che si accenderà, ancora una volta, l’inesorabile intermittenza del #cambiamento. Allora si, oggi no. Il Sindaco, incalzato dal Consigliere Gangemi, ha risposto con un incerto “valuteremo”. Attendiamo fiduciosi.

Per il Gruppo Consiliare
NUOVA CALABRIA
Il Capogruppo
Alessandra Polimeno