Lutto nel mondo della cultura. Dopo una malattia che però non gli ha mai vietato di scrivere e di tenere lezioni sulla letteratura calabrese, è morto nei giorni scorsi a Bovalino il saggista-scrittore Giovanni Carteri. Nato a Brancaleone il 21 novembre 1952 ha vissuto sempre a Bovalino. Ha collaborato al mensile “Studi Cattolici”, diretto da Cesare Cavalleri, al settimanale cattolico “Il nostro tempo”e al bimestrale “ Humanitas” della Morcelliana di Brescia. Diverse le pubblicazioni: per Rubbettino, un trittico dedicato a Cesare Pavese e alla sua esperienza di soggiorno in Calabria: Al confino del mito. Cesare Pavese e la Calabria; Fiori d’agave. Atmosfere e miti del Sud nell’opera di Cesare Pavese; I gerani di Concia. Cesare Pavese e la Calabria. Tra le sue dotte pubblicazioni, sempre per Rubbettino, i saggi: Corrado Alvaro e la Madonna di Polsi. Tra religiosità, mito e storia; Il Dio nascosto. Viaggio nel cristianesimo di Corrado Alvaro e La lunga notte di Corrado Alvaro, testo per il quale, nel 2006, ha ricevuto l’Anthurium d’argento – sezione letteraria – su proposta di Padre Giancarlo Maria Bregantini.
Ha scritto: Come nasce uno scrittore. Omaggio a Mario La Cava; .ha curato e introdotto il diario della madre Peppina Sideri. Sotto un altro cielo. Nel 1994 ha ricevuto il premio Pavese per la critica letteraria e il premio Amantea per la saggistica. Lo scorso anno per l’ Università per Stranieri “Dante Alighieri” di Reggio Calabria ha tenuto un seminario specialistico di Storia della Letteratura calabrese. Un’idea nuova di Calabria e di interfacciarsi con gli studenti per l’originale confronto alla ricerca comune si scoprire radici che connotassero l’essere gente di Calabria. “Quando trent’anni fa decisi di occuparmi di letteratura calabrese, scrive Carteri, mi imbattei quasi per caso in un bel libro di Remo Ceserani dal titolo accattivante “ Raccontare la letteratura”. Portava come esempio la Storia della letteratura italiana scritta da Francesco De Sanctis, che ha la struttura di una grande opera narrativa. Presi in mano il primo dei due volumi e andai a cercare le pagine dedicate al filosofo di Stilo, Tommaso Campanella. Lo presi quasi a modello nell’affrontare gli scrittori a me più vicini, quali Cesare Pavese prima e Corrado Alvaro poi. Ruminavo e rimasticavo le pagine che leggevo, cercavo nelle strade, nei paesaggi, tra i tanti personaggi che animano le nostre giornate l’eco di ciò che andavo leggendo e imparai a camminare per ore con i miei autori preferiti, tendendo l’orecchio alle parole nuove che alimentavano la mia vita rendendola più ricca di emozioni, di suggestioni, di riflessioni interminabili. Andavo alla ricerca continua e stimolante di dettagli nuovi, di possibili concordanze e assonanze con altri autori già letti e mi cresceva così dentro di me un’immagine nuova della mia terra, un’idea nuova della mia Calabria, che nel suo piccolo ho sempre considerato un continente: più la studi e meno la conosci”. I funerali si sono svolti ieri presso la Chiesa S. Nicola di Bari di Bovalino.

Domenico Agostini

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