Doveva essere un’area adibita esclusivamente a campeggio con roulotte e strutture prefabbricate di facile smontaggio, come servizi igienici, lavabi, docce e locale direzione.

In realtà gli investigatori si sono trovati davanti a ben centocinque case prefabbricate sorte all’interno del camping, “La perla jonica”, a Bova Marina, nel reggino, edificate – da quanto riferito dai militari – senza una legittimità urbanistico-edilizia, senza l’autorizzazione paesaggistica, senza il nulla osta degli enti preposti alla tutela dei vincoli che ricadono nella zona ed in violazione degli indici di fabbricabilità previsti dal decreto ministeriale dei Beni Culturali.

Come appurato dagli inquirenti, i manufatti sorgerebbero, infatti, su un’area demaniale marittima, soggetta a vincoli di natura paesaggistico-ambientale, archeologici e sismici ed avrebbero trasformato in modo indelebile una porzione di territorio protetto che ricade in una Zona Speciale di Conservazione, “favorendo così gli interessi privati di un’impresa che opera nel settore turistico alberghiero”, viene sostenuto.

Per questo motivo il Gip del Tribunale di Reggio Calabria, su richiesta della Procura locale, ne ha disposto il sequestro, eseguito oggi in un’operazione congiunta di Carabinieri e Guardia di Finanza e chiamata in codice Archeoderi.

In base a quanto appurato nel corso dell’indagine, che è partita da alcuni controlli del demanio marittimo disposti dal Comando Provinciale dei Carabinieri reggini, le concessioni rilasciate nel corso degli anni avrebbero consentito al titolare di occupare legittimamente 160 mq di superficie demaniale coperta, a fronte dei 6mila mq di fatto, occupati invece senza alcuna autorizzazione.

Lo stesso titolare, poi, sarebbe stato autorizzato ad occupare poco più di 10mila mq di superficie demaniale scoperta, pur occupando, senza titolo, una superficie complessiva di oltre 11 mila mq.

Di fatto, il titolare del camping avrebbe realizzato nel tempo le 105 case prefabbricate, per circa 6mila mq, occupando l’area demaniale per più di 11mila mq, per un’estensione cioè nettamente superiore a quella oggetto della concessione demaniale, il tutto presuntivamente in violazione del Codice della Navigazione.

Sono in corso di verifica gli aspetti relativi all’insistenza dell’area in zona a rischio idraulico molto elevato e quelli concernenti le condizioni di sicurezza ed igienico sanitario dei luoghi.

L’Autorità Giudiziaria ha già avviato delle interlocuzioni per valutare la possibilità di tutelare i diritti dei terzi interessati in buona fede e verificare, nel rispetto delle leggi, l’eventuale compatibilità dell’occupazione provvisoria del sito.

Il sequestro è stato eseguito dal Nucleo Carabinieri Forestale di Melito Porto Salvo e Bagaladi, congiuntamente ai colleghi della Stazione di Bova Marina e del Nucleo Mobile della Compagnia della Guardia di Finanza di Melito Porto Salvo, coadiuvati da militari del Nucleo Investigativo di Polizia Ambientale Agroalimentare e Forestale del Gruppo Forestale di Reggio Calabria e del Reparto Carabinieri Forestale Parco Nazionale “Aspromonte”.

Gli inquirenti precisano che il procedimento penale è ancora nella fase delle indagini preliminare per cui ogni valutazione è da considerare allo stato degli atti e fatte salve le successive valutazioni di merito.

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