Secondo una informativa resa nota a suo tempo dal vice Questore di Fermo Marcello Gasperini, ricavata da una fonte “confidenziale ritenuta attendibile”, nel luglio 2016 al funerale di Emmanuel Chidi Namdi, il nigeriano che aveva risposto agli insulti di Amedeo Mancini, aggredendolo con un segnale stradale, erano presenti in maniera ostentatamente visibile, oltre alla Presidente della Camera dei deputati Laura Boldrini e al Ministro Maria Elena Boschi, uomini della mafia nigeriana Black Axe, di cui lo stesso Chidi Nambdi avrebbe fatto parte“.

Lo affermano i senatori Carlo Giovanardi e Gaetano Quagliariello di Idea Popolo e Liberta’. “Di nuovo nelle Marche compare la stessa mafia implicata nella morte a Macerata della giovane Pamela Mastropietro, con atroci sospetti e sulle successive modalita’ attraverso le quali ha perso la vita e le successive terrificanti mutilazioni. Chiediamo – concludono Giovanardi e Quagliariello – al Ministro degli Interni di informare con urgenza il Parlamento su questa grave emergenza e nel frattempo abbiamo presentato una interpellanza per conoscere perche’ questo fenomeno sia stato cosi’ sottovalutato, malgrado gli allarmi autorevolmente lanciati dalle Forze di Polizia, quale sia la sua reale presenza e consistenza sul nostro territorio e quali iniziative intenda intraprendere per debellarlo”. “I gruppi criminali nigeriani e del centro Africa continuano a distinguersi per le modalita’ particolarmente aggressive con le quali realizzano i traffici di stupefacenti e la tratta degli esseri umani, finalizzata alla prostituzione“.

Lo rileva la Dia nella sua ultima relazione semestrale trasmessa alla Camera. In Italia opera il ‘clan’ nigeriano chiamato black axe, una consorteria a struttura mafiosa ben radicata anche in altri contesti, il cui vincolo associativo viene, tra l’altro, esaltato da una forte componente mistico-religiosa. I gruppi nigeriani, grazie ad una struttura reticolare distribuita su tutto il mondo, osserva la relazione, riescono a garantirsi, all’origine, l’acquisto delle sostanze stupefacenti. Le stesse ramificazioni consentono, poi, di veicolare la droga nei laboratori di stoccaggio, situati in Nigeria, in Togo e nelle nazioni limitrofe. Gli stupefacenti, una volta lambita l’Africa occidentale, raggiungono l’Italia attraverso varie direttrici, che percorrono indifferentemente la via aerea, marittima o terrestre. Con questa rotta, i narcotrafficanti sfruttano, di fatto, i preesistenti canali gia’ utilizzati per il contrabbando di armi, avorio e pietre preziose. Altrettanto articolate e connotate da particolare violenza, aggiunge la Dia, sono risultate poi le modalita’ con le quali viene gestita la tratta di persone e la prostituzione. L’operazione ‘Broken chairs’, dello scorso anno, ha portato all’arresto di 6 nigeriani, appartenenti ad una organizzazione che gestiva una tratta di connazionali, comprese minorenni, da avviare alla prostituzione. Il gruppo sfruttava la Libia come “zona di stoccaggio”, da dove le giovani donne, trattate come merce di scambio e spesso vittime anche di violenze, venivano fatte partire previo pagamento di una somma di denaro. I criminali nigeriani si sarebbero insediati principalmente a Torino, Novara, Alessandria, Verona, Bologna, Roma, Napoli e Palermo.

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