R. e P.
In questa giornata definita della memoria non posso non ricordare la terribile e brutta storia,il sacrificio e le sofferenze patiti dal mio suocero Carmelo Gerace deportato e prigioniero nei campi di sterminio nazisti. Lui fortunatamente e per miracolo sopravvissuto, dopo tante peripezie e difficolta’ e’ tornato vivo a casa e cosi’ ha potuto raccontare la sua odissea.
A dire il vero per la sua riservatezza e forse anche vergogna non aveva voluto parlare della sua prigionia e deportazione con nessuno, neanche con i suoi familiari. Pero’ l’unica persona che riusci’ a convincerlo e ad estorcergli una intervista registrata fu Palmiro Spano’.
Lavoravano entrambi presso la scuola media di Monasterace, il primo come segretario e mio suocero come bidello. La confessione, casualmente, avvenne dopo un fatto molto ironico. Dato che mio suocero portava dei baffetti alla Hitler Palmiro,preso dalla curiosita’ gli disse: Signor Gerace come mai voi che siete un convinto e incallito comunista tenete i baffi alla Hitler? Tagliateveli. A questo punto dopo essersi fatta una bella risata il bidello Carmelo comincio’ a raccontare, visibilmente emozionato la sua triste vicenda. Partii militare giovanissimo a 20 anni, il 26 gennaio 1942 con destinazione Pola in Istria e l’otto settembre fui preso prigioniero dai tedeschi e portati in lugubri e freddi lager e sottoposti a crudeli e atroci angherie e umiliazioni dai soldati tedeschi obbligati a lavorare pesantemente e costretti alla fame perche’ disponevamo soltanto di qualche patata e un misero tozzo di pane. Per non parlare delle percosse e violenze fisiche subite giornalmente. La debilitante denutrizione, il duro lavoro e le continue vessazioni mi fecero ammalare gravemente piu’ volte tanto che non riuscivo neanche a camminare per la debolezza. I sanguinari tedeschi, per la loro sicurezza, uccidevano le persone colte ed intellettuali mentre i contadini come me semianalfabeti venivano utilizzati nei lavori agricoli e maggiormente per la coltivazione e raccolta delle patate. Dopo questo brutto periodo di detenzione e grandi sofferenze e sevizie arrivarono i provvidenziali bombardamenti delle milizie russe che ci liberarono nel marzo del 1945. E tutti noi dopo aver saccheggiato i vari negozi abbandonati e riempito sacchi di tutto cio’ che ci era stato possibile sottrarre siamo scappati e con mezzi di fortuna siamo potuti tornare a casa e riabbracciare i nostri cari. E la tragedia non finisce qui perche’ il lungo denutrimento e le malattie mi avevano ridotto pelle e ossa e irriconoscibile al cospetto dei miei familiari. Qualche anno fa la Prefettura di Firenze, post mortem, ha consegnato agli eredi di mio suocero una medaglia alla memoria. Concludo dicendo che Palmiro Spano’ facendo tesoro e prendendo spunto da questa bella testimonianza ,raccogliendo altre storie simili, sta per pubblicare un libro in merito
Mario Murdolo