La città di Bergamo ha premiato le sue eccellenze: cittadini e gruppi che con il loro impegno, passione e generosità hanno contribuito alla valorizzazione della comunità. Mercoledì 22 dicembre al Teatro Donizetti, nel Consiglio comunale riunito in seduta straordinaria per la premiazione, il sindaco Giorgio Gori e il presidente del Consiglio comunale Ferruccio Rota hanno consegnato cinque medaglie d’oro e dieci civiche benemerenze 2021.
Le medaglie d’oro sono state assegnate a Claudio Bonfanti, storico presidente dell’associazione amici di Aretè, al magistrato Nicola Preteroti, alla Mensa dei Frati Cappuccini «Padre Alberto Beretta», all’imprenditore e Cavaliere del Lavoro Domenico Bosatelli e all’ex sindaco Franco Tentorio.
Nicola Preteroti
Nicola Preteroti, inizialmente Commissario della Polizia di Stato, successivamente Magistrato, è stato assegnato alla Procura di Bergamo nel 2017 e si è immediatamente distinto per la grande professionalità e competenza. II suo arrivo nella Procura della nostra città fu fortemente voluto da Walter Mapelli, già procuratore capo, per la sua specializzazione in particolare nei reati finanziari. Una materia tecnica cui Preteroti sapeva dare anima. Colpire la criminalità nel punto nevralgico, il denaro, e riportare risorse nelle casse dello Stato, era il fine per il quale conduceva indagini tanto complesse.
Il pm Preteroti aveva iniziato a Lecco l’inchiesta su un ampio giro di evasione fiscale, scoprendo poi, dopo il trasferimento a Bergamo, che c’erano agganci anche nel suo nuovo territorio di competenza. A lui si deve anche una delle prime inchieste sulla voluntary disclosure, la riemersione di capitali nascosti. Nonostante i pochi anni nella Procura di Bergamo, la sua scomparsa è da molti riconosciuta come una grave perdita per la città, in un momento in cui, con le conseguenze che la pandemia avrà anche sul mondo economico, il suo contributo sarebbe stato importante.
Apprezzato da tutti i suoi colleghi, come dal personale amministrativo e dalla polizia giudiziaria, Preteroti riconosceva al lavoro del magistrato anche un alto valore simbolico, riconsegnare ai figli un mondo migliore, di quello ricevuto dai padri.
Ha svolto il suo lavoro con passione e amore sino alla fine dei suoi giorni; dalla sua stanza dell’Ospedale Papa Giovanni XXIII, dove era ricoverato, aveva seguito la sua ultima inchiesta con un giro di prodotti petroliferi di contrabbando per un’evasione di alcuni milioni di euro. Bergamo perde una figura di valore, non solo un magistrato capace e tenace, ma pure un uomo attento, sempre disponibile e aperto al confronto. Bergamo era la città che aveva scelto, dove sono nate le sue bambine, e dove la sua famiglia continua a vivere, una città che voleva libera dai tentacoli della nascente criminalità organizzata e per la quale si è impegnato sino all’ultimo.
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