Militari della Guardia di Finanza del Nucleo Speciale Polizia Valutaria e del Comando Provinciale di Crotone, coordinati dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro, hanno dato esecuzione ad un decreto di applicazione della misura dell’Amministrazione giudiziaria dei beni connessi ad attività economiche e delle aziende, nei confronti di uno dei maggiori istituti di credito operante sul territorio calabrese.
Si tratta di un provvedimento di natura cautelare, adottato ex art. 34 D.lgs. 159/2011 (c.d. “Codice Antimafia”) dal Tribunale di Catanzaro, sulla base delle indagini svolte dalle Fiamme Gialle.
In particolare, attraverso le investigazioni è stato ricostruito come la banca sarebbe stata lo strumento grazie al quale esponenti di spicco della ‘ndrangheta, anche indirettamente, avrebbero: avuto libero accesso all’utilizzo del sistema bancario; beneficiato di forme di agevolazione che la banca riconosce ai propri soci (quali ad esempio apertura di conti corrente, erogazione di credito, investimento di capitali); partecipato alla vita sociale attraverso l’espressione del consenso sulla elezione degli organi sociali; eluso le stringenti maglie della normativa antiriciclaggio, agevolati dalle modalità di gestione, a tutti i livelli, dell’istituto di credito (ad esempio attraverso l’assegnazione alla clientela di un basso livello di rischio di riciclaggio, la compilazione lacunosa di questionari di adeguata verifica nei confronti dei clienti e l’omessa segnalazione di operazioni sospette nonostante ne ricorressero i presupposti).
Il contenuto e lo scopo della misura, particolarmente rilevante in quanto eseguita nei confronti di un Istituto di credito con una significativa estensione in termini di raccolta ed impieghi, è anzitutto quello di tutelare la clientela “sana” della banca, realizzando un programma di sostegno e risanamento dell’attività di impresa, finalizzato a rimuovere le situazioni esponenziali dell’infiltrazione della criminalità organizzata e degli altri soggetti pericolosi nell’azienda.