R. e P.
Nei primi anni della giovane Repubblica italiana la denominazione ufficiale di «giorno dell’Unità nazionale», fu indicata anche come «giornata delle Forze Armate».

Difatti esaltare il 4 novembre significa rievocare pagine di storia gloriosa, richiamando i figli del paese al nobile culto degli Ideali di Patria e Libertà, sia riconoscere alle -Forze Armate- una loro giornata celebrativa, formalizzata in denominazione completa, mediante Legge recente.

Oggi l’Italia celebra la Giornata dell’Unità nazionale e delle Forze Armate. Quello storico giorno, il 4 novembre del 1918, venne firmato l’armistizio di Villa Giusti, evento che nel nostro Paese si fa generalmente coincidere con la fine della Prima guerra mondiale, consentendo agli Italiani di completare il tanto agognato processo di Unificazione Nazionale.

Nell’ambito delle celebrazioni, in ricordo, inoltre, dei caduti di tutte le guerre e in onore delle Forze Armate, si ritiene opportuno focalizzare l’attenzione su una giornatadall’elevato spessore civile e morale, per tutti gli italiani, e in particolar modo, per le nuove generazioni, reale momento di consolidamento ed interiorizzazione della memoria collettiva.

Esprimo il mio personale sentimento di stima e gratitudine da cittadina, oltre che da Assessore di questa Regione, per il lavoro quotidianamente svolto dalle forze dell’ordine, uomini e donne, vigorosi, tenaci e perseveranti-Servitori dello Stato-Animati dal coraggio e dalla dedizione, oggi come in passato, a repentaglio del bene individuale sino al supremo sacrificio della vita, per l’amor di Patria e l’attaccamento al dovere, valori che restano indelebili, immutabili, sempre vivi, per i militari di un tempo e per quelli presenti.

Sono orgogliosi Soldati chiamati ad operare in situazioni drammatiche, protagonisti dell’esperienza disumana della trincea, in passato come adesso, veri eroi nazionali, degni della gloria militare e di altissimi onori.

La guerra in genere, ferisce ancora molti territori, il dettato costituzionale-la ripudia-esaltando invece le soluzioni diplomatiche e pacifiche alle controversie internazionali.

Sollecito l’importanza dell’educare ai valori civili, diffondendo quella religione laica dello Stato alla quale il culto dei caduti appartiene, ed è ancora, oltremodo attuale, selezionando in questa occasione, strumenti di avvicinamento, di vera e propria  affezione dei cittadini allo Stato e alle Istituzioni democratiche-come dimostra la consueta visita del Presidente della Repubblica al Monumento del Milite Ignoto, presso l’Altare della Patria nonché  tutte le manifestazioni a livello locale e nazionale.

Caterina Capponi

Assessore alla Cultura

Regione Calabria

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CAMBIO DI GUARDIA A SIDERNO E ROCCELLA: DON FRANCESCO CARLINO ALLA CHIESA DI S.MARIA DELL’ARCO, DON GIUSEPPE DEPACE ALLA CHIESA MATRICE DI ROCCELLA di Aristide Bava SIDERNO – Cambio di guardia nella Parrocchia di S. Maria dell’Arco. Don Giuseppe Depace dopo otto anni ( era arrivato il 16 ottobre 2016 ) si congeda dalla comunità sidernese, trasferito a Roccella subentrando a Don Francesco Carlino, sidernese, che dopo 13 anni di apprezzato servizio in quella comunità tornerà a Siderno proprio nella chiesa di Santa Maria dell’ Arco. Entrambi hanno salutato i loro parrocchiani con due toccanti messaggi. Don Giuseppe Depace, tra l’altro, ha scritto “ questi otto anni sono stati bellissimi e mi hanno visto maturare dal punto di vista umano e cristiano ma soprattutto come prete, nel servizio reso a questa comunità e spero ad ognuno di voi. Non è facile per me dire addio a queste mura ma specialmente ai vostri volti, soprattutto quelli più noti, con i quali ogni mattina ho iniziato celebrando l’eucarestia la mia giornata e che ogni domenica e ogni festa hanno arricchito i momenti liturgici e non solo di questa famiglia parrocchiale”. Poi ha ricordato le tante cose belle fatte insieme alla comunità dalla riorganizzazione della Caritas parrocchiale e del Cammino Emmaus alla ricerca di una nuova sede per l’AGESCI ; al il restauro della Madonna della Pace del maestro Correale alla resilienza nell’affrontare i problemi causati dal Look Down e dagli anni della pandemia; alla ristrutturazione della chiesa e il peregrinare della comunità tra la chiesetta del Carmine e la chiesa di Vennerello; la riapertura della chiesa parrocchiale restaurata, gli incontri e i vari momenti vissuti insieme ai gruppi e alle associazioni, soprattutto l’Azione Cattolica, l’Agesci e il Masci e poi gli ultimi arrivati: il gruppo S. Michele, il gruppo S. Giuseppe e i consacrati al Cuore Immacolato di Maria e tanto altro “ Ma la cosa più preziosa per me – ha precisato Don Giuseppe – è stata l’amicizia di tanti di voi, segno concreto dell’amore di Dio che non lascia mai soli coloro che si affidano a Lui”. In conclusione il saluto al nuovo parroco don Francesco Carlino “che saprà certamente raccogliere il testimone e arricchire ancora di più questa famiglia ecclesiale con la sua spiritualità e il suo impegno pastorale”. Don Francesco Carlino, dove ha gestito per tredici anni la Chiesa Matrice di Roccella, ha scritto che avrebbe accettato di lasciare quella comunità con più serenità se avesse potuto fare l’anno prossimo, le solenni celebrazioni per il 50° anniversario dell’incoronazione della Madonna delle Grazie, che ricorrerà proprio nel prossimo mese di Luglio 2025, e voleva terminare i lavori con il rifacimento della facciata della chiesa matrice ormai bellamente ristrutturata. Si dichiara felice di aver potuto, in questi 13 anni, ristrutturare completamente il Santuario della Madonna delle Grazie; far eseguire il restauro della meravigliosa immagine della Madonna delle Grazie, del Cristo Risorto, della Madonna Addolorata. Ristrutturare il salone parrocchiale, i locali della canonica e dell’oratorio dei nostri ragazzi dell’Azione Cattolica, e di aver potuto fornire dell’impianto fotovoltaico la chiesa matrice, la chiesa di sant’Anastasia al Borgo e la casa della Caritas di via Trastevere, che attualmente accoglie 12 nuclei familiari di rifugiati dall’Ucraina, come pure di aver fornito di un moderno ed efficiente impianto acustico la chiesa e il Santuario, “Ma la cosa che mi mancherà di più – dice – è questa bella comunità cristiana roccellese fervente, orante, gioiosa, amica, generosa, disponibile, aperta, matura, collaborativa e sempre disponibile, che ho veramente amato e stimato e che mi è stata sempre vicina con gesti concreti di incoraggiamento e di stimoli efficaci alla pazienza e alla virtù della carità”. Poi una lunga serie di ringraziamenti scritti meticolosamente per concludere “Mi porto nel cuore questa bella cittadina e questa stupenda comunità cristiana interparrocchiale ricca di movimenti, associazioni e gruppi di preghiera come pure di associazioni civili impegnati nel servizio di accoglienza dei migranti, nella promozione della cultura ecc. e tutte le persone oneste e sincere che sono la più bella costellazione sociale di Roccella”. Toccante la sua conclusione “la mia persona non conta nulla; io sono solo un umile figliodel popolo, un umile figlio di un onesto lavoratore che, quando gli ho comunicato l’intenzione di essere un sacerdote missionario, mi ha detto “avrei voluto altro da te, ma sarò felice solo se tu sarai il prete dei poveri e sarai prete onesto e umile. Ci sono riuscito? Non lo so ma vi assicuro che prima come missionario in Africa e Oceania, e poi come parroco, il mio solo desiderio è stato sempre quello di aiutare i fratelli e le sorelle che Dio ha messo e mette sul mio cammino ad innamorasi di Gesù, l’unico mio tesoro, l’unico mio bene, il mio Dio e il mio tutto !” Nelle foto Don Francesco Carlino e Don Giuseppe Depace