Avrebbero agito “per favorire l’insediamento nel territorio bresciano e comunque il rafforzamento della ‘ndrangheta”: è quanto sostengono gli inquirenti che hanno indagato sulla sventata maxi rapina al caveau di una società di sicurezza, la Mondialpol di Calcinato, sempre nel bresciano.

Il Tribunale del Riesame ha difatti confermato il carcere per quattro delle trenta persone che l’11 marzo scorso sarebbero state già pronte per entrare in azione e portare e termine un colpo che, se fosse riuscito, sarebbe stato ricordato come il più grosso mai messo a segno nella provincia lombarda.

Agli indagati, il pm Paolo Savio della Direzione Distrettuale Antimafia locale contesta dunque le aggravanti del metodo mafioso e dell’agevolazione mafiosa, proprio in quest’ultimo caso per la presunta agevolazione alla criminalità calabrese presente nel bresciano.

Quanto alla banda, è composta per la maggior parte da soggetti pugliesi e al loro arresto si è giunti un mese fa proprio grazie ad una segnalazione arrivata della Squadra Mobile di Cerignola, nel foggiano, che si è poi incrociata con un’attività investigativa condotta dai carabinieri del Ros del capoluogo lombardo.

IL CASO SIMILE IN CALABRIA

Il progetto di rapina bloccato, a guardar bene ricorda decisamente il caso avvenuto nel 2016 in Calabria quando il 5 dicembre di quell’anno una banda, con un’azione definita allora bellica”, sfondò il caveau della Sicurtransport a Caraffa di Catanzaro portando via un bottino di oltre 8 milioni di euro 

Nell’aprile di due anni dopo, nel 2018, venne poi catturato il presunto commando che mise a segno il “blitz” e composto, guarda caso, da “professionisti” provenienti proprio da Cerignola, oltre che, ovviamente, da basisti locali.

Una similitudine dunque con il “caso” bresciano che si manifesta decisamente nella cronaca di quest’ultimo tentativo sventato contro un caveau locale.

Cronaca che racconta infatti come nella notte dell’11 marzo scorso si sarebbe dovuta mettere in moto un’operazione organizzata per diversi mesi e fin nei minimi dettagli.

Attrezzata con la tecnologia più avanzata e con ruoli ben definiti, la banda avrebbe previsto dapprima di incendiare una trentina di vetture per coprirsi la fuga, poi di far entrare in azione una ruspa per sfondare il caveau, mettere le mani sulla refurtiva da caricare su un tir e così raggiungere l’autostrada A4 per far perdere le proprie tracce.

I malviventi non avrebbero però fatto i conti con gli investigatori che informati dalla Mobile foggiana li mavevano tenuti sotto osservazione pedinandoli, intercettandoli e riprendendoli con delle telecamere piazzate in punti strategici.

Nonostante i più accorti atteggiamenti del gruppo a marzo scattò il blitz a Cazzago San Martino: i Nocs della polizia arrestarono 30 persone proprio poco prima che, armi in pugno, facessero scattare il “colpo”.

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