Aveva realizzato un rifugio sopra l’armadio della sua casa di contrada Ricciolio, nel suo regno. La latitanza di Antonio Pelle, 54 anni, alias “la mamma”, tra i cento fuggiaschi più pericolosi d’Italia, è finita nel cuore della notte, dopo cinque anni. Era scappato dall’ospedale di Locri, dove era finito a causa di un’anoressia «autoindotta» con pillole dimagranti, un piano studiato nei minimi dettagli per riuscire a farsi ricoverare e scappare dal nosocomio facendo perdere le proprie tracce. Ma a tradire il boss, che deve scontare 20 anni di carcere per associazione mafiosa, è stato proprio il suo ruolo di Capo: non poteva né voleva allontanarsi da casa propria. Gli uomini della squadra mobile di Reggio Calabria gli hanno messo le manette ai polsi dopo ore di ricerche. Erano in 50, questa notte, nella casa fortezza costruita sulla strada che porta a San Luca, terra insanguinata da una faida che vede Pelle tra i partecipi. «Lo abbiamo cercato ovunque – ha dichiarato il procuratore della Dda, Federico Cafiero de Raho, nel corso della conferenza stampa in questura – e lo abbiamo trovato a casa sua, a dimostrazione del fatto che un capo cosca non si allontana mai dal proprio territorio. Nel caso di specie, era addirittura a casa propria. Io credo che da fatti come questo bisogna desumere che la squadra Stato è impermeabile a qualunque condizionamento e che il cittadino debba collaborare». Se Pelle si godeva la tranquillità delle propria abitazione, ha spiegato de Raho, significa che era certo che nessuno potesse immaginare della sua presenza in quel luogo. «Lo cercavamo da mesi – ha sottolineato il capo della mobile, Francesco Rattà -. Aveva realizzato un nascondiglio quasi all’altezza del soffitto. Questo delinquente è stato abile non solo a fare una cura dimagrante per ottenere i domiciliari in prospettiva della fuga, ma anche a costruire un rifugio di tutto rispetto». L’operazione è durata diverse ore, fino a quando gli uomini della mobile non sono riusciti ad individuare una fessura mimetizzata nella parete, analoga all’apertura di una cassaforte. Uno sgabuzzino in orizzontale dotato di una brandina e di altri oggetti ora al vaglio degli inquirenti. «La mamma è un personaggio di primissimo piano, a capo dei “Vancheddu” – ha aggiunto Rattà -. Sappiamo della faida che ha insanguinato San Luca e anche la Germania. Ora verrà interrogato per rispondere del debito che ha con la giustizia». Pelle è ritenuto il capo indiscusso della cosca omonima federata ai Vottari, che ha dato vita alla sanguinosa faida di San Luca culminata con la strage di Duisburg del Ferragosto 2007. La prima volta era stato arrestato il 16 ottobre del 2008, beccato all’interno di un bunker super-tecnologico in un capannone in costruzione nelle campagne di Ardore Marina: un mini appartamento con tre stanze, una camera da letto, un bagno, una cucina. All’interno c’era anche un settore con una mini piantagione di canapa indiana. Il boss era ricercato nell’ambito dell’operazione “Fehida” condotta contro gli affiliati alle cosche Pelle-Vottari e Nirta-Strangio, protagoniste di una sanguinosa faida culminata nella strage di Duisburg del Ferragosto 2007 in cui furono uccise sei persone ritenute dagli inquirenti affiliate proprio ai Pelle-Vottari. Pelle è ritenuto dagli investigatori «il capo di quello schieramento che ha portato all’omicidio di Maria Strangio nel Natale del 2007 e che ha suscitato la reazione delle cosche opposte culminata con la strage di Duisburg».

Simona Musco tratto da www.zoomsud.it