Quattro persone apparentemente collegate al tragico naufragio avvenuto nel Mar Jonio il 17 giugno scorso, sono state arrestate, nelle giornata di ieri, nell’area di Sulaimani, nel nord dell’Iraq in territorio curdo.

Lo rende noto l’Asayish, organizzazione di intelligence e sicurezza spesso definita anche come la “polizia” di fatto del territorio curdo-iracheno, che agisce per conto del Parlamento e del Governo curdo.

La notizia è stata diffusa direttamente dal corpo di sicurezza e ripresa da diversi media che coprono il medio-oriente, tra cui l’agenzia di stampa Rudaw, ma non è ancora stata commentata – né confermata o smentita – dalle autorità italiane.

Si tratta di quattro uomini, tutti curdi (H.H.A, B.Q.M, M.Y.A e D.A.Q le iniziali) ed apertamente descritti come “noti e conosciuti trafficanti di esseri umani“, che sarebbero coinvolti nell’organizzazione dell’intera spedizione.

Sempre i media locali riferiscono ulteriori dettagli sulla vicenda, come le vittime complessive del naufragio che sarebbero tra 64 e 67, confermando dunque i numeri forniti dai superstiti.

La maggior parte di loro proveniva proprio dal Kurdistan, e sempre i media locali avrebbero rintracciato almeno 13 famiglie che avrebbero confermato la presenza di uno o più familiari su quell’imbarcazione.

Tra i morti vi sarebbero anche iracheni, iraniani, egiziani, siriani, bengalesi e pakistani: le 35 salme recuperate finora sono state sbarcate a Bari ed a Crotone e sono ora in attesa di riconoscimento.

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