Un pomeriggio nel borgo vibonese di Arena, ai piedi delle Serre, paesino abitato da poco più di 1300 abitanti che regala ai visitatori un pregevole tris “colorato” da natura,arte sacra e profonda storia.
Siamo immersi in una riserva di biogenetica marchesato di 1545 ettari,dove si erge magicamente e prepotentemente, l’ albero delle Fate, un’imponente abete bianco monumentale, situato a 1066 s.l.m., con un fusto del diametro di 6 metri e un’altezza di 35 metri.
Ha un’ importante valenza naturalistica e paesaggistica considerando che è uno dei più importanti d’Europa. Questi alberi monumentali regalano storicamente ispirazione a libri o film.
Lo stesso fu battezzato “ALBERO DELLE FATE” con Decreto Ministero delle Politiche Agricole N.757 ,il 19.04.2019.
In questo tris importante, si aggiunge il poker che ci donano le quattro chiese che troviamo nel borgo,dalla chiesa Matrice di S.Maria del Latinis,dove spiccano due pregevoli statue lignee di scuola napoletana attribuite a Gennaro Franzese, scultore molto attivo nel periodo che va dal 1718 al 1757.Degna di nota la barocca chiesa della Maria Ss.ma delle Grazie con importanti opere e affreschi attribuiti a Carmelo Zimatore e Diego Grillo da Pizzo e di Domenico De Lorenzo da Tropea, quest’ultimo artefice della statua della Madonna delle Grazie.
Nel poker delle chiese,quella di S.Teodoro, in via della Giudecca che riserva uno “scrigno”di antichi ornamentali e “cassaforte “di una pregevole statua dell’ Immacolata Concezione.
DULCIS in fundo, la chiesetta dell’Addolorata, sulla strada che conduce al castello normanno Svevo sulla parte più alta del borgo.
In questa chiesa spicca la sua antica facciata ben recuperata e un imponente altare con la statua della Madonna Addolorata.
Dall’ alto domina l’ edificio più antico del grazioso borgo ,il castello normanno Svevo, con i suoi ruderi che ancora si mantengono, regalandoci quella forte impronta storica,tardo medievale del XI secolo.
Fu ricostruito intorno al XV secolo da Conclubert e dai duchi di Acquaviva.
Rimane irta , a guardia ,una torre angolare, particolareggiata da decorazioni artistico-difensive e sulla parte frontale, spiccano merlature in pietra.
Castello tenuto in maniera apprezzabile, per pulizia ,taglio d’erba visibile, occorrerebbe peró qualche cartello indicativo in più e qualche cartello didattico all’interno oltre che un’azione di rilancio nella collana dei castelli normanni di Calabria vista che la sua conformazione potrebbe fungere da luogo di ritrovo storico culturale di pregio con anche delle possibili rappresentazioni storiche identitarie atte a regalare ai visitatori quella forte impronta normanna che le colonizzazione ha regalato alla Calabria.
I resti di un ‘acquedotto medievale che hanno “irrigato”fresca e continua conservazione, nonostante i terremoti del 1783 e post che hanno impoverito con importanti danni il patrimonio storico artistico degli abitanti di Arena che rimangono orgogliosamente legati al loro borgo,rinfrescati sulla riva del Petriano e dalla balsamica e salubre aria delle vicine Serre.
Un luogo surreale e silenzioso che “ossigena” l’animo di serenità, in quel forte mix che i luoghi di culto, l’imponente castello e il “mare verde”naturalistico circostante con la sua freschezza ,sembra fungere da “refrigerante conservatore” di questo patrimonio storico culturale e artistico che Arena detiene e che merita di essere condiviso con tanti visitatori.
Da vivere in quel turismo lento che, se continuo,fa rivivere luoghi che dissetano naturalmente la conoscenza, al pari di una fonte di acqua fresca e trasparente che di sicuro, nel cuore della Calabria, non manca.
Gianpiero Taverniti
https://youtu.be/HpPIGbF_qMU