Francesco Misiano nacque ad Ardore (Rc) il 26 giugno del 1884. E’ stato un politico e produttore cinematografico italiano. Nei primi anni del Novecento si trasferì a Napoli, per ragioni dovute al suo lavoro di impiegato delle Ferrovie dello Stato. Proprio a Napoli aderì nel 1907 al Partito socialista italiano, e tre anni più tardi fu iniziato alla massoneria nella loggia “Giovanni Bovio”. Abbandonò comunque la libera muratoria nel 1914, all’indomani del congresso di Ancona del PSI, optando per l’appartenenza socialista. Misiano fu trasferito a Torino, dove divenne dirigente del sindacato dei ferrovieri. Nel 1915 fuggì dall’Italia per non dover prendere parte alla guerra e venne condannato in contumacia per diserzione. Per evitare di scontare la pena fuggì a Zurigo, dove entrò in contatto con tanti disertori italiani, tra i quali il suo amico Bruno Misefari l'”Anarchico di Calabria”. A Zurigo divenne collaboratore del Partito Socialista Svizzero e fu direttore del settimanale L’Avvenire del Lavoratore tra il 1916 e il 1918. Proprio grazie a questa occupazione riuscì a svolgere un’intensa attività propagandistica e organizzativa tra i lavoratori svizzeri e immigrati provenienti dalle più svariate parti d’Europa. Nel 1918 si trasferì a Berlino dove, a fianco di Rosa Luxemburg e Karl Liebknecht , partecipò ai Moti Spartachisti. Assieme ad altri resistette per ben sei giorni nell’edificio del giornale Vorwarts all’attacco delle “Freikorps”. Finite le munizioni, Misiano fu arrestato e rinchiuso per dieci mesi nelle carceri tedesche. Nel 1919 raggiunse Fiume, dove cercò di sollevare la popolazione contro D’Annunzio . Come reazione, quest’ultimo emise un bando di proscrizione che equivaleva ad una sommaria condanna a morte da infliggersi “a ferro freddo” (cioè a vista). Nel 1921 partecipò al XVII Congresso del PSI e alla successiva fondazione del Partito Comunista d’Italia, diventandone anche deputato.
Misiano in URSS:
Nel 1924 il S.O.I. affidò a Misiano il compito di fondare a Mosca una casa di produzione cinematografica, che prese il nome di Mezrabpom, della quale diventò presidente. Proprio con la Mezrabpom, Misiano iniziò la sua carriera di produttore cinematografico. La sua casa realizzò, a partire dagli anni 20, 160 opere di finzione e 240 documentari. I titoli più noti furono la Madre, la fine di San Pietroburgo e Tempeste sull’Asia (titolo originale: Potomok Cinciz-Chana) di Vsevolod Pudovkin, Aelita di Jakov Aleksandrovic Protazanov , Il cammino verso la vita di Nikolaj Ekk. Misiano fu distributore in Germania de La corazzata Potemkin di Ejzenstejn, riuscendo addirittura ad invitare a Mosca Douglas Fairbanks e Mary Pickford nel 1926 . Con Hitler al potere, nel 1933 accolse nella Mezrapbom registi, sceneggiatori ed intellettuali in fuga dal nazismo . Tra i nomi più noti ci furono Erwin Piscator, Hans Richter, Joris Ivens, Bela Balazs. Nel 1936 , allorché l’Italia entrò in guerra con l’Abissinia, si fece inviare nel Corno d’Africa in missione antifascista. Durante le prime avvisaglie del terrore staliniano, Misiano cadde in disgrazia e fu accusato di “deviazioni politiche trotskiste”. Stroncato da una grave malattia, Misiano morì il 16 agosto 1936 a soli 52 anni, sfuggendo così ad un probabile arresto da parte della GPU: il suo funerale fu tenuto in maniera sommessa e gli esponenti principali del comunismo italiano lo disertarono. Mario La Cava , nel suo romanzo “I fatti di Casignana”, ambientato nel periodo 1919-1923, rievoca Misiano con queste parole:
« In quei giorni si parlava molto di Francesco Misiano, che per i suoi ideali aveva disertato dal fronte di guerra. Aveva fatto bene; era stato coerente con se stesso. Aveva rischiato e aveva vinto. Non si era fatto uccidere, come avrebbero voluto i suoi superiori per sbarazzarsi di lui. Aveva ripreso la battaglia internazionalista, aveva rifiutato quella degli imperialismi. Ora il suo nome onorato era trascinato nel fango dai suoi nemici: dai vigliacchi veri, dai malvagi, dagli sfruttatori. » |
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