Approfondimento Medio Evo “live “a cura del Professore Vincenzo Bruzzaniti
Il peccato di lussuria a Firenze ai tempi di Dante-
Possiamo ricostruire un quadro sufficientemente realistico della condotta morale dei fiorentini al tempo di Dante, sia dalle critiche dei moralisti e dei frati predicatori, che spesso dal pulpito si scagliavano conto i costumi corrotti , o da ciò che hanno scritto i novellieri , ma anche da quanto dice Dante stesso. Ad esempio nel canto XXIV del Purgatorio (w . 94 -111), mette in bocca a Forese Donati , poeta e amico di Dante , un’aspra invettiva contro le donne fiorentine , accusate di essere più disoneste e spudorate di quelle selvagge della Barbagia di Sardegna . Ovviamente , per comprendere più a fondo ogni aspetto del passato , bisogna tener conto delle condizioni di vita del tempo . Spesso molte donne , ad esempio mogli di mercanti, venivano lasciate sole per tutto il tempo che duravano i lunghi e ripetuti viaggi, anche all’estero del marito , non di rado rassegnato all’inevitabile infedeltà della moglie. Qualche volta l’affidava ad un amico che magari si trasformava in amante.
L’infedeltà ovviamente riguardava anche i mariti. Fra Giordano di Rivalto, in una predica tenuta nella chiesa di Santa Maria Novella nel giorno di San Domenico nel 1303, si lamenta del fatto che su cento uomini sposati , a stento ve ne fosse uno che non si macchiasse del peccato di adulterio, si scaglia anche contro le giovani donne , colpevoli quasi tutte di non conservare la propria verginità fino al matrimonio. Del resto il quadro che emerge anche dalle novelle del Decameron è quello di una notevole liberta sessuale e di una ricerca del piacere senza troppe remore morali . Non erano sufficienti le interpretazioni provvidenzialistiche della calamità naturali a far ravvedere i peccatori . Giovanni Villani , uno dei più noti cronisti di tale epoca , imputa alla licenziosità dei costumi l’inondazione dell’Arno del 1333. Allo stesso modo venivano considerate le pestilenze, punizioni divine. Anche la prostituzione era molto diffusa , nonostante i divieti e le pene severissime , quali la fustigazione in pubblico o addirittura, in caso di ricaduta, la marchiatura a fuoco sulla guancia destra. C’è da dire , a parziale scusante , che spesso l’esercizio di tale mestiere era dettato dalle estreme conseguenze.
Professore Vincenzo Bruzzaniti