COMUNICATO STAMPA
Maria Grazia Laganà Fortugno, vedova del vicepresidente del Consiglio regionale della Calabria Francesco Fortugno e già deputata del Partito democratico, ha partecipato a Bagno a Ripoli (Firenze) al 23° vertice antimafia organizzato dalla Fondazione “Antonino Caponnetto”.
Rievocando la figura del magistrato siciliano, Laganà Fortugno ha compiuto un’ampia riflessione sull’impegno civile contro la criminalità organizzata, in linea con il tema della conferenza: ‘Ha senso la lotta alla mafia’. La rappresentante pd ha affermato: “Negli ultimi 25 anni, tanti sono stati i passi in avanti compiuti sui fronti culturale, sociale e del rifiuto netto di ogni forma di compromesso nei confronti della criminalità organizzata. Il lento ma inesorabile cammino di riscatto sociale e di crescita culturale partito nel ‘92 dalla Sicilia e diffusosi, gradualmente, nel resto d’Italia, ha innescato un cambiamento profondo e tangibile. Un cambiamento che ha portato tantissimi giovani in piazza, nei luoghi segnati dalle stragi, spingendoli a praticare forme di partecipazione, di cittadinanza attiva e di lotta alla subcultura mafiosa del tutto sconosciute alle precedenti generazioni. Si tratta di un fenomeno che ha interessato, com’è avvenuto dopo la morte di mio Franco, anche la Calabria e la Locride”.
“Questo risveglio delle coscienze, forse, a volte ha registrato qualche incertezza – ha proseguito – ma rappresenta un importantissimo, direi imprescindibile valore aggiunto, in un contesto sociale come quello italiano, in cui la pervasività delle mafie continua, ad ogni latitudine a funestare la vita pubblica, mutando di continuo forme e strumenti della propria strategia criminale e meccanismi di inquinamento della vita democratica”.
Nel rimarcare i risultati ottenuti dalle forze dell’ordine e dalla magistratura, Maria Grazia Laganà Fortugno ha sottolineato la necessità di offrire alle giovani generazioni “modelli di gestione della cosa pubblica trasparenti, esemplari, credibili e autorevoli. Mi vengono in mente – ha aggiunto – le parole sempre attuali del più grande intellettuale calabrese, Corrado Alvaro: ‘La disperazione più grave che possa impadronirsi di una società è il dubbio che vivere onestamente sia inutile’. Anche tale aspetto sta alla base del processo di disaffezione nei confronti della partecipazione politica, aggravata dal precariato che colpisce le giovani generazioni”. Verso queste ultime “appare quanto mai necessario, oggi, avviare un progetto educativo che ponga al centro il tema delle mafie e della loro incidenza nefasta sui processi democratici e civili di questo Paese”.
“Occorre un’antimafia del ‘quotidiano’, che parta dalla scuola e dalle famiglie e che punti al rilancio dei principi e dei valori fondamentali che sono alla base di qualsiasi comunità civile. Penso – ha detto ancora l’esponente pd – alla solidarietà, alla cultura del lavoro quale unico strumento che realizza e nobilita l’uomo, al rispetto delle regole, alla tutela dei diritti, all’inclusione, al rifiuto di qualsiasi logica del compromesso, alla promozione della cultura e della conoscenza, intese innanzitutto come fattori di riscatto sociale”.
“Il senso ultimo della lotta alla mafia – ha concluso Laganà Fortugno – va individuato nella forza che riusciamo a dispiegare ogni giorno, in ogni ambito sociale, stimolando nuove forme di protagonismo civile e promuovendo modelli sani e trasparenti di impegno politico. Modelli in grado di generare un consenso autentico, pulito e fortemente ancorato ai valori della legalità, della speranza, della democrazia e della tutela del bene comune”.
Labecom
Bagno a Ripoli (Firenze), 3 dicembre 2017