“La realtà di Reggio Calabria è molto complicata, con una infiltrazione criminale diffusa, che accresce il rischio di relazioni indebite e potenzialmente compromissorie. Si è più volte ripetuto che l’opera di bonifica del territorio passa non solo dallo sradicamento della mala pianta ‘ndranghetista, ma contestualmente dalla crescita della qualità della vita e dell’affermazione di una cultura di legalità”. É questo uno dei passaggi più significativi
della relazione del presidente della Corte d’Appello di Reggio Calabria, Luciano Gerardis, per l’apertura dell’anno giudiziario. Alla cerimonia sono presenti il ministro dell’Interno Marco Minniti e il Procuratore nazionale antimafia, Federico Cafiero de Raho. Il presidente Gerardis ha anche ricordato le condizioni degli istituti penitenziari di Reggio Calabria, ‘San Pietro’ e Arghillà, in cui sono detenuti anche numerosi tossicodipendenti e stranieri, con capienze che superano il regolamento. Il Procuratore generale, Bernardo Petralia, ha sostenuto che “in Calabria e nel Distretto reggino si chiede tanta giustizia e tanto si deve. Un territorio in cui si contano 97 Comuni, di cui 27 sciolti e commissariati per mafia in questi anni, e dove ogni notte viene consumato un incendio doloso e le famiglie ‘ndranghetiste occupano intere aree infiltrandosi a tutti i livelli. Un territorio dove la ‘ndrangheta è una e plurima allo stesso tempo: innervata e fortificata ovunque, ma compatta e solida al centro, implacabilmente calabrese nel suo rango e vigore decisionale”. Petralia ha ricordato “la mole di sequestri e confische eseguiti su aziende e quote societarie e le interdittive prefettizie a carico di 153 imprese nel 2016 e nel 2017 rispetto alle 19 del biennio precedente. Lo Stato in questo distretto ha moltiplicato il suo impegno, schierando i suoiuomini migliori, primi e ultimi artefici in ordine di tempo dei successi investigativo operativi contro la criminalità, organizzata e non”.
gazzettadelsud.it