Una tartaruga marina della specie Chelonia mydas, nota anche come tartaruga franca o verde, è emersa di notte su una spiaggia di una località dello Ionio calabrese, tentando di nidificare. Definire l’episodio del tutto eccezionale è dire poco: si tratta infatti del primo caso in assoluto registrato in Italia. L’unica specie di tartaruga marina che nidifica regolarmente sulle nostre coste, delle tre che frequentano il Mediterraneo, è la ben nota Caretta caretta, mentre delle altre due, la Chelonia appunto e la Tartaruga liuto Dermochelys coriacea, non sono stati mai accertati casi di nidificazione.
La presenza della tartaruga sulla spiaggia e il suo rientro a mare sono stati documentati da un video prodotto da alcuni giovani turisti. Non c’è voluto molto al Pino Paolillo, naturalista del WWF e pioniere della protezione dei rettili marini in Calabria, a riconoscere una femmina di Chelonia mydas e non una “solita” Caretta caretta. Tra i segni più distintivi il numero di placche costali della specie, che sono quattro e non cinque come nella tartaruga marina comune. L’eccezionale notizia è stata subito comunicata al responsabile scientifico del progetto TartAmar del WWF, nonché docente presso il DiBEST dell’Università della Calabria, Toni Mingozzi (da 25 anni impegnato nello studio e raccolta dati sui nidi di Tartaruga marina in Calabria) che ha confermato la determinazione (anche sulla base delle inconfondibili caratteristiche della traccia di emersione che la Chelonia ha lasciato sull’arenile) e manifestato tutto il suo entusiasmo per lo straordinario evento, in effetti in qualche modo previsto come conseguenza del riscaldamento delle acque marine.
Lo stesso entusiasmo ha contagiato la coordinatrice del progetto, la biologa Jasmine De Marco e tutti gli appassionati volontari del WWF Vibo Valentia/Vallata dello Stilaro, come ogni anno impegnati quotidianamente, a partire da giugno, nella faticosa ricerca e nella messa in sicurezza dei nidi tartaruga marina sulle nostre coste che si confermano sempre tra le più importanti, dopo la Sicilia, per la riproduzione della specie in Italia. Alla dottoressa De Marco e alla sua equipe è toccata l’ispezione della traccia, ciò che ha portato a concludere che la femmina di Chelonia non ha deposto un nido (solo tentativi di scavo), ma potrebbe averlo fatto in zone limitrofe che saranno ispezionate con cura.
La Tartaruga verde (detta così per il colore del grasso delle sue carni) è la seconda per grandezza dopo la gigantesca Liuto, potendo pesare oltre 230 chili e con un carapace che può arrivare a 140 cm. Presente in tutti i mari tropicali e subtropicali del pianeta, nidifica nel settore orientale del Mediterraneo (Grecia, Turchia, Cipro, Siria, Libano e Israele) con una media di 1500 casi, in incremento negli ultimi anni. Sino ad ora, la sua presenza nei mari italiani – soprattutto Adriatico e Ionio – era un evento piuttosto raro (una ottantina circa di segnalazioni negli ultimi quarant’anni, di soggetti per lo più giovani). L’eccezionale evento calabrese è un indice di una verosimile espansione verso ovest dell’areale mediterraneo della specie come conseguenza del riscaldamento delle acque nel contesto dei mutamenti climatici in corso.
Cacciata e sfruttata per le sue carni e per le sue uova in diverse parti del mondo, la Tartaruga Verde, che da adulta si nutre quasi esclusivamente di Fanerogame e alghe, è minacciata anche dalle catture accidentali, dall’inquinamento e dal progressivo degrado delle aree di nidificazione, oltre che da una malattia di origine virale, la fibropapillomatosi. È inserita nelle Liste Rosse dell’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN) come specie in pericolo ed è protetta da diverse direttive e convenzioni internazionali.