Il servizio televisivo  andato in onda domenica sera  6 novembre, nella popolare trasmissione delle Iene, riguardante lo struggente appello dei cittadini residenti nella zona costiera jonica del reggino, non può che essere accolto e rilanciato tramite i media a cui faccio appello.
 A fare questo appello è  Pietro Vitelli  responsabile Altroconsumo Regione Calabria, sodalizio rappresentante gli “interessi diffusi “ dei cittadini consumatori-utenti calabresi, e rivolgendosi  all’Agenzia Regionale per l’Ambiente, che annovera tra i compiti Istituzionali il Settore del “TERRITORIO” (SUOLO e RIFIUTI) dove in esso, si trovano allocati gli ISPETTORI con qualifica aggiuntiva  di Ufficiale di Polizia Giudiziaria, tali da poter operare in sinergia autonoma investigativa sui territori di propria competenza e  specificatamente nella fattispecie , nel Dipartimento Provinciale dell’ARPACal di Reggio Calabria.
Il mio appello continua Pietro Vitelli, vuole solo amplificare la notizia accogliendola e rilanciandola e, tale proposito ripropongo il testo della nota lanciato  il   09 mar 2015:
“Africo e San Luca, come Bovalino e Brancaleone, paesi della Locride al centro di un’inchiesta della procura della Repubblica di Reggio Calabria. In questi territori si muore di tumore. Solo ad Africo, in via Matteotti si contano uno due casi per ogni famiglia. Antonio Pratticò, un uomo di mezza età da solo e senza l’aiuto di nessuno ha avviato una sua personale battaglia. Capire cosa stia avvenendo in queste aree, conosciute solamente per le faide sanguinarie dell’andrangheta. In attesa del registro dei tumori, che ancora manca in Calabria, su dei fogli A4, ha girato casa per casa, bussando alle porte dove dietro si nascondeva il dolore ed ha cominciato ad annotarsi tutti coloro deceduti per cancro. Una strage, che ha aggredito in pochi anni persone di tutte l’età.
Rifiuti tossici e radioattivi. Potrebbe essere una delle cause ci dice girando per il cimitero di Africo. Il timore che sulle montagne dell’Aspromonte, ma anche nei letti dei fiumi prosciugati, siano stati sotterrati negli anni 80 e 90, tonnellate di materiale nocivo, non sembra essere possibilità remota. I responsabili? La Direzione Distrettuale antimafia di Reggio Calabria indaga. Si tratterebbe di elementi di spicco dell’andrengheta che avrebbero dato il loro consenso per far depositare fusti nelle campagne circostanti i comuni della Locride. Automezzi carichi di sostanze altamente pericolose arrivate dall’Europa dell’Est. Questa come tante altre seguite dalla DDA, le indagini giudiziarie per fare chiarezza su centinaia di morti sospette che hanno colpito la zona ionica della Calabria.
Ma Pratticò chiama in causa anche politici e funzionari pubblici sanitari. Istituzioni locali assenti, tuona, “tutti disponibili ed a fare promesse per conoscere la verità, ma solo in vista di elezioni, poi conclude, si chiudono nelle stanze del potere”. Una strada irta di ostacoli che spesso ha pensato di abbandonare anche per la sfiducia da parte della popolazione chiusa nel propria sofferenza, anziché tentare di reagire per far luce sul dramma nel quale vivono.
“Tutti tacciono” Due parole che evidenziano quanto sia difficile organizzare una lotta assieme alla cosiddetta società civile, non latitante, ma letteralmente assente sul territorio. Tra Africo, San Luca, Bovalino, Bianco, Brancaleone, non esiste un solo comitato che si batta contro la piaga dei rifiuti tossici. I giovani se ne fregano, le parole durissime di Antonio e le persone anziane, non hanno interesse a conoscere la verità. La triste storia di Africo e di altri comuni ai quali manca qualsiasi punto di riferimento: dai politici, quasi tutti i sindaci sono stati commissariati per mafia, ad un luogo dove poter anche semplicemente parlare di cosa stia avvenendo nei loro territori.”

Nel condividere l’appello, conclude Pietro Vitelli Responsabile Altroconsumo Regione Calabria, solidarizziamo con la popolazione locale e restiamo a loro fianco nella ricerca delle cause per  tante morte sospette.
Pietro VITELLI

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