l Grande ospedale metropolitano di Reggio Calabria ha attivato il servizio “Breast Unit”, il percorso di diagnosi e cura delle patologie mammarie operativo da tempo e che da questa mattina è attivo in un rinnovato reparto al terzo piano del presidio “Bianche-Melacrino-Morelli”.

In 50 hanno partecipato all’Open Day, istituito oggi e dedicato alle donne che affrontano patologie senologiche, per offrire loro corrette e complete informazioni.
“Rispetto allo screening, attuato in maniera encomiabile dall’Asp di Reggio Calabria – ha spiegato il commissario straordinario del Gom Gianluigi Scaffidi – la nostra vuole essere una forma più approfondita di prevenzione Con questa Breast Unit, che è un sito strutturale fisico dove convergono più unità operative dell’ospedale, tutta l’organizzazione ruota attorno alla donna che automaticamente sarà inviata a fare tutti i percorsi e tutti gli esami fino all’intervento, ove fosse necessario, fino alla chemioterapia, ove fosse necessaria.

In questa struttura convergono diverse Unità operative: dalla chirurgia, alla oncologia, alla radioterapia, alla radiologia e quant’altro”.
“Noi – ha affermato il direttore sanitario del Gom Salvatore Costarella – stiamo cercando di fare in questi anni un’operazione che porti l’ospedale più vicino al cittadino.
Abbiamo snellito tutto il percorso. Alla Breast Unit le pazienti avranno un percorso totalmente agevolato che prevede sia la visita, chiaramente la diagnostica di primo livello, ma anche la diagnostica più avanzata, come risonanza magnetica, biopsie ecoguidata e stereotassica. Una volta concluso il processo diagnostico si avvierà quello terapeutico che non è deciso solo da un professionista, ma da un pool di professionisti che collaborano tra loro e decidono il miglior percorso terapeutico”.
Una organizzazione, dunque, che potrebbe contrastare il costoso fenomeno dell’emigrazione sanitaria. “Assolutamente sì – ha risposto Costarella -. Ci portiamo dietro il pregiudizio atavico che c’è nei confronti della sanità calabrese. Ma vi posso garantire che l’ospedale è ricco di professionalità.
Quella che mancava era un’organizzazione che potesse mettere in comunicazione tutte queste professionalità e soprattutto abbattere le barriere che ostacolano l’accesso alle cure”.
“Come avete potuto notare – ha sottolineato Costarella – a questa manifestazione prendono parte delle associazioni che si occupano della salute della donna. Le abbiamo volute coinvolgere perché noi crediamo che gli stakeholder primari di questo processo sono proprio la pazienti e le Associazioni che le rappresentano”.
Costarella ha infine ricordato che il Gom in questi anni non si è rivolto soltanto a questo tipo di patologia, ma ha coinvolto altre associazioni di altri processi clinico-terapeutici, “il trapianto renale vivente – ha ricordato – che noi stiamo facendo in maniera anche abbastanza brillante.
Altri percorsi si stanno avviando. Questo sempre perché l’ospedale è del cittadino. E siccome noi siamo operatori della sanità, ma siamo anche cittadini, anche noi siamo potenziali utenti e fruitori di questi servizi”.

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