«Non volevo assolutamente uccidere mio cugino». È quanto ha dichiarato Pietro Favasuli rispondendo alla domanda dell’avv. Lorenzo Gatto nel corso dell’esame reso ieri mattina davanti ai giudici della Corte di assise di Locri, Il 25enne Favasuli è imputato insieme con il padre Santoro Favasuli di concorso nell’omicidio di Salvatore Pangallo e del reato di lesioni aggravate ai danni di Costantino Pangallo.

Il giovane imputato ha ripercorso i tratti salienti di quanto accaduto della mattina del 9 novembre 2020, quando in territorio comunale di Africo Santoro e Pietro Favasuli, padre e figlio, si sono recati nei pressi dell’abitazione dei Pangallo, con i quali hanno un rapporto di parentela diretta, alla ricerca di una defogliatrice per le olive. Proprio il macchinario sarebbe stato il pomo della discordia: tra i Favasuli e i Pangallo è scoppiato un litigio verbale poi degenerato in spintoni, fino a quando Pietro Favasuli ha estratto dalla tasca una pistola ed ha esploso un colpo. «Ho sparato a terra – ha detto in aula Pietro Favasuli – per bloccare tutti». Purtroppo il proiettile ha colpito il fianco sinistro di Salvatore Pangallo che è spirato a causa di un’emorragia interna dopo circa quindici minuti.

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