Il 22 marzo è stata celebrata la Giornata Mondiale dell’Acqua, istituita nel 1992 dalle Nazioni Unite per riaffermare l’importanza di questa preziosa risorsa vitale per l’uomo, gli animali, la vegetazione e per i suoi mille usi in tutti i campi. Tutto organizzato dall’Agriturismo Villa Vittoria, guidato dall’architetto Pasquale Perronace, insieme alla Condotta Slow Food Soverato-Versante Ionico rappresentata da Carmelo Cuzzocrea, dalla Comunità Slow Food di Pazzano per l’ecologia integrale rappresentata dall’ Architetto Marisa Gigliotti, dall’Associazione Syrleto. Per l’occasione è stata scelta la Masseria Torre Zuvinu, un luogo veramente molto suggestivo e incantevole, immerso nella natura incontaminata, con la presenza di immensi terreni coltivati a uliveto, agrumeto e tante altre piantagioni di frutta.
Immersi in questo vasto territorio sopravvivono ancora antichi casolari, residenze di vescovi e interessanti reperti delle attività contadine e artigiane del passato, primi fra tutti i frantoi, che servivano per ricavare l’ottimo olio extravergine d’oliva prodotto dalla molitura delle olive locali. In questo incantevole e molto accogliente scenario, per l’occasione è stato organizzato un bellissimo incontro tra specialisti del settore, amanti della natura e del territorio e semplici cittadini, dal presidente del Museo di Arte Contadina, architetto Pasquale Perronace, proprietario di buona parte dei terreni agricoli visitati. Ed è stato proprio lui a fare gli onori di casa e, dopo aver salutato i numerosi e graditi ospiti, ha relazionato sull’importante evento della Giornata Internazionale dell’Acqua e sul perché avesse scelto proprio quel posto come significativo teatro della manifestazione. In questo caso la vitale importanza dell’acqua è stata sottolineata per il suo ruolo nell’irrigazione delle piante e nella lavorazione e molitura delle olive.
Lo svolgimento dell’evento è stato caratterizzato e reso ancora più interessante dal fatto che si è sviluppato attraverso un percorso naturalistico tra i campi ricchi di germogli e fiori primaverili. E proprio per immergerci nel tema natura è stata la bravissima e molto esperta di erbe selvatiche dottoressa Mariangela Salerno, educatrice, ricercatrice, nonché ideatrice e conduttrice di un locale rustico denominato Catoio, dove espone e vende prodotti tipici dell’agricoltura e dell’artigianato locale, a istruirci e informarci sulle qualità, sulle proprietà e, in molti casi, sugli effetti medicamentosi delle tante erbe spontanee che crescono nei campi. Lei, per rendere più comprensibile la spiegazione, estirpava un ramoscello di ogni tipo di erba che incontrava. A dire il vero, la studiosa nell’occasione è stata facilitata nel suo intento dalla presenza di tantissime varietà erbacee. Pertanto è ovvio che non ho spazio per descriverle tutte, ma mi limito a parlarvi di una delle più comuni erbe che germogliano copiose in questo periodo: i finocchi selvatici, il cui nome, secondo la dottoressa, significa “occhio fino”. Il finocchio, assieme alla fagiola nostrana, condito con il nostro gustoso olio d’oliva, ha rappresentato nel passato il cibo dei poveri e dei contadini ed è ancora oggi molto apprezzato. Inoltre, la sua raccolta regala l’opportunità di fare lunghe, piacevoli e salutari camminate in mezzo alla natura.
Dopo questa piacevole e interessante informativa botanica, la comitiva si è immersa in quello che può essere definito un vero e proprio museo all’aperto, perché sono tanti gli antichi casolari, le residenze vescovili e i reperti del passato contadino, primi fra tutti i frantoi, che servivano per la molitura sul posto delle olive locali. È stato lo stesso architetto Perronace a descrivere le varie testimonianze che rappresentano la storia di un passato molto fiorente, in cui i lavori nei campi erano l’attività primaria di tutte le famiglie, e che poi una politica miope e dissennata ha condannato all’indebolimento, preferendo un’industrializzazione diffusa che per noi calabresi fu molto dannosa, costringendo la gente a emigrare.
Dulcis in fundo, dal museo all’aperto ci si è spostati nell’incantevole e molto suggestivo Museo di Arte Contadina. Un vero gioiello creato con tanta pazienza, ricerca certosina e competenza da Pasquale Perronace, che consiglio a tutti di andare a visitare. Appena entrati, si respira subito la meravigliosa atmosfera del passato, perché lì sono conservati, divisi per settori di attività, tutti gli arnesi e attrezzi che venivano usati dai nostri avi nei lavori agricoli e artigianali. Oltre all’interesse che suscitano, davanti a questi gioielli viene da pensare a come abbia fatto a reperirli in quantità così elevata, così rari e poi catalogarli in un modo tanto perfetto.
Un elemento che ha arricchito ulteriormente la giornata è stata la mostra fotografica di Maria Pia Russo, allestita in perfetta sintonia con il tema dell’acqua. Le immagini esposte hanno saputo raccontare la bellezza e l’importanza di questa risorsa attraverso scorci paesaggistici, antiche fontane, corsi d’acqua che attraversano borghi e campagne, e momenti di vita quotidiana legati all’uso dell’acqua nelle tradizioni locali. Un vero e proprio viaggio visivo che ha emozionato i presenti, sottolineando come l’acqua non sia solo un bene essenziale, ma anche un elemento di storia, cultura e identità del territorio.
A questo punto, l’appetito non è mancato e così la giornata indimenticabile trascorsa in campagna non poteva che concludersi con un gustoso e prelibato pranzo a base di antipasti della casa, pasta fatta in casa e carne di capra, con tanto di torta finale. Il tutto, in contrasto con il tema dell’evento, accompagnato non da acqua, ma dall’ottimo vino DOC calabrese. I convenuti, ringraziando gli organizzatori per aver regalato loro questa indimenticabile e interessante giornata, si sono dati appuntamento ad altri incontri belli come quello di oggi.
Come sempre a diffondere l’evento, con visione mondiale, Maria Pia e Antonio Russo di Tele Montestella ODV.
Mario Murdolo