“Ogni anno, con l’inizio della stagione turistica, troppe spiagge calabresi vengono sottoposte alle cosiddette operazioni di pulizia mediante l’uso di mezzi meccanici, nonostante i divieti e gli appelli che, altrettanto puntualmente, vengono lanciati dal mondo ambientalista e da quello scientifico. Tali pratiche, quasi fosse una tradizione atavica difficile da estirpare, arrecano un danno gravissimo a quelli che sono dei veri e propri ecosistemi, specie là dove le condizioni ambientali rendono possibile la formazione di dune, con tutto l’insieme di elementi della flora e della fauna che sono esclusivi, con i loro particolari adattamenti ecologici, di questi preziosi e sempre più rari habitat”.

Lo ricorda in una nota il circolo vibonese del Wwf, che lancia un appello – l’ennesimo – per evitare il ricorso a tali pratiche. “Non a caso le dune costiere rientrano tra gli ambienti protetti dalla Direttiva Europea 92/43 CEE, la cosiddetta Habitat relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali nonché della flora e dalla fauna selvatiche disciplinata in Italia dal DPR 357/97, i cui vincoli vengono troppo spesso del tutto ignorati nell’indifferenza quasi generale. Ancora stenta a diffondersi e radicarsi quella cultura dell’ambiente che vede nelle spiagge non una superficie da lisciare a mo’ di tavolo da biliardo, ma la casa dove vivono specie di piante e di animali che non potrebbero esistere altrove e la cui sopravvivenza dipende dalla conservazione di dune e litorali sabbiosi”.

“Prendiamo il caso della tartaruga marina, la Caretta caretta che ogni anno viene a nidificare in gran numero sulle coste calabresi (seconde per nidi deposti solo a quelle siciliane che però hanno uno sviluppo molto più grande): a partire da giugno e fino ad agosto le femmine risalgono nottetempo dal mare per deporre le loro uova sotto quella sabbia che le custodirà in media per una cinquantina di giorni fino alla schiusa e la straordinaria corsa dei neonati verso il mare. Un fenomeno, un miracolo della natura che rischia ogni volta di essere distrutto, cancellato dal passaggio di una ruspa, un trattore, o uno dei tanti veicoli (fuoristrada, motocross, quad) che si vedono scorrazzare impunemente sui nostri litorali”.

“O il Fratino, un piccolo uccello che si vede correre veloce, come il simile Corriere piccolo sulle spiagge, o fingere di essere ferito per distrarre un potenziale predatore (uomo compreso) dalle uova mimetiche che ha deposto direttamente sulla sabbia o sui ciottoli; uova da cui sgusceranno dei teneri pulcini già in grado di zampettare sulla sabbia o di immobilizzarsi all’avvicinarsi di un pericolo, confidando sul mimetismo del loro morbido piumino. Ma ruspe e macchine pulisci spiagge rischiano di far scomparire del tutto, come è accaduto in altre regioni, quel contesto straordinario di piante psammofile, cioè amanti della sabbia, a cominciare dal candido e profumato Giglio di mare, la cui bellezza esplode in piena estate, non a caso divenuto il simbolo della lotta degli ambientalisti per assicurare un futuro alle dune e ai suoi abitanti”.

“Proprio nell’intento di salvaguardare queste preziose realtà la Regione Calabria, oltre ad avere finanziato dei progetti di tutela che hanno interessato alcuni tratti costieri della Rete Natura 2000, aveva inviato sin dallo scorso anno a tutti i comuni costieri e all’Ente Parchi Marini, una lettera, reiterata lo scorso 24 maggio (Prot. N. 348263), richiamando le amministrazioni comunali al rispetto di alcuni divieti nelle stesse zone protette, a cominciare da quello dell’uso di mezzi meccanici sulle spiagge, così come del transito di veicoli, o interventi di sbancamento o spianamento, norme che ovviamente richiedono maggiori controlli sul territorio. Purtroppo le notizie che arrivano dai due mari calabresi non sono confortanti: sui social non si contano le foto o i video di ruspe in azione e di spiagge lisciate a dovere. Chi può negare che, proprio sotto quella sabbia non avesse già deposto la tartaruga marina, visto che, come è noto, le femmine tornano a nidificare sulle stesse spiagge anche a distanza di anni?”.

Che le spiagge debbano essere ripulite, soprattutto dall’infinità varietà di plastiche che le deturpano, siamo i primi a sostenerlo e ad attivarci con i nostri volontari, ma un conto è raccogliere manualmente (come è stato fatto sulle Dune dell’Angitola con un progetto regionale nel 2019-20), altro passarci sopra con una pala con il rischio di schiacciare uova di tartaruga o di una coppia di fratini, eliminando contemporaneamente gigli e violacciocche marini. La fruizione turistica delle spiagge e la tutela delle coste non solo non devono rappresentare elementi antitetici, come purtroppo è accaduto finora, ma possono, purché se ne abbia la consapevolezza e la voglia, conciliarsi nell’interesse comune” affermano in conclusione. “Una spiaggia dove si può attendere e magari assistere alla nascita di tartarughine o dove si può camminare tra le fioriture di Pancrazio o ciuffi di Ammofila, rappresenta un valore aggiunto, un ambiente sano e, perché no, un segno di amore per il proprio territorio. Che non sia più fatto di vuota e ipocrita retorica, per cui si continua a distruggere e a deturpare quello che si dice di voler valorizzare”.

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