Manca poco, anzi pochissimo, all’elezione più attesa, che da tato tempo sta riempiendo le prime pagine dei giornali nazionali ed internazionali: il 3 febbraio di questo nuovo anno sapremo sicuramente chi sarà al Quirinale a rappresentare il nostro paese.

Mille e nove, questo è il numero preciso, tra deputati, senatori, senatori a vita, più delegati regionali, che esprimeranno la propria preferenza, per eleggere il prossimo presidente della Repubblica italiana.

A causa della pandemia, si  voterà per fascia oraria e in ordine alfabetico, 50 alla  volta e non più di 200 potranno sostare nell’aula.

Nelle prime tre elezioni ci vorrà la maggioranza di due terzi, cioè 673 voti, mentre nella quarta basteranno 505.

Sergio Mattarella, presidente molto stimato dalla maggior parte degli italiani, dopo la sua decisione di non proseguire con un secondo mandato, voluto soprattutto dalle maggiori forze politiche, lascerà il posto al prossimo capo dello stato che rappresenterà per ben altri sette anni il nostro paese.

Un’elezione molto complicata, in un clima molto difficile: si svolgerà durante una pandemia globale che ha indebolito l’Italia dal punto vista governativo, economico e sociale.

La crisi pandemica, oltre ad aver causato un numero elevato di vittime, ha favorito un aumento del numero dei poveri, si sono aggravate le diseguaglianze sociali da rendere sempre più complicata una vera e propria ripartenza del paese.

Fattori che hanno favorito una grande delusione, da spingere milioni di elettori a non credere nella politica, come opportunità riservata per tutti: aspetto reso noto dal grande assenteismo per le elezioni dei grandi capoluoghi.

Il nuovo insediamento dell’attuale premier, dovrà affrontare anche un quadro internazionale ed europeo segnato dal rischio di una grave crisi militare tra Ucraina, Russia e Nato.

L’Italia ha bisogno di una figura capace di rappresentare con grande autorevolezza la nazione nel mondo e garantire un ruolo di grande personalità sullo scenario internazionale.

Un’Italia che non può tirarsi indietro nell’affrontare anche il problema sanitario pubblico: milioni di italiani, soprattutto nelle regioni meno fortunate del sud non riescono a permettersi le prime cure mediche, dove grave rimane  la mancanza di medici di base.

Considerando la situazione di molti ospedali, i  pronto soccorso sono sempre più in emergenza a causa del  sovraffollamento e la mancanza di personale.

Molte sono  le gravi fratture sociali che ostacolano la parità di opportunità tra i cittadini, che limitano piena libertà di espressione e rivalsa sociale nei confronti di chi è meno fortunato: per esempio le donne, in Italia sono tra le  meno  tutelate soprattutto dal punto di vista lavorativo.

Il nostro paese è tra i più vecchi del continente, causa la bassa natalità dovuta ad una evidente bassa opportunità lavorativa di  chi vorrebbe  una gravidanza, spesso ostacolata da contratti precari.

Le morti sul lavoro, anche tra i più giovani segnano uno scenario grave di un paese che fa molto fatica a garantire una sicurezza, per chi aspira ad  un futuro migliore.

Ora è il momento della scelta, speriamo in un paese migliore!

fonte: Giovanni Padalino – https://www.milanofree.it