«È morta stamattina alle sette… ma mettiamo la data di domani mattina». Non ha dubbi la Procura di Palmi, diretta da Emanuele Crescenti: nella gestione delle tumulazioni a Cittanova il falso era all’ordine del giorno. Decine di episodi criminali sono ricostruite nell’ordinanza di custodia cautelare sfociata la scorsa settimana in 16 arresti (4 in carcere e 12 ai domiciliari), che coinvolge medici dell’Asp di Reggio, titolari di imprese funebri, tecnici e funzionari comunali e persino un parroco (indagato a piede libero). Un contesto di diffusa illegalità – scaturito addirittura nella “scomparsa” di qualcosa come 460 salme che sarebbero state estumulate irregolarmente per rivendere i loculi liberati – allinterno del quale, per l’accusa, proprio i medici legali «hanno concretamente contribuito, pur senza farne formalmente parte, al rafforzamento, alla conservazione ed alla realizzazione degli scopi dell’associazione per delinquere» che avrebbe fatto ciò che voleva all’interno del camposanto.
A riportare la notizia Giuseppe Lo Re sull’edizione cartacea di Gazzetta del Sud – Calabria
Proprio in relazione alle condotte dei medici legali, scrive il gip che «davvero allarmanti appaiono gli esiti delle indagini nel fotografare una quantità davvero impressionante di delitti di falso commessi». Nel mirino certificati necroscopici emessi senza aver effettuato le necessarie visite e verbali di estumulazioni redatti anche in questo caso senza aver partecipato alle operazioni. Bastava una chiamata dell’impresa funebre “amica” e l’affare era fatto, insomma. Numerose, in questo senso, le intercettazioni agli atti dell’inchiesta condotta dai carabinieri nei confronti di «personaggi – annota la Procura – davvero agli antipodi dal legittimo modo di assolvere alle funzioni attribuitegli e, per questo, autentico punto di riferimento delle imprese di servizi funebri del circondario tutte le volte che v’era da dover chiudere un occhio e aversi celermente i certificati necroscopici».