R. e P.
Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani, anche quest’anno, intende commemorare la professoressa Raffaella Scordo, assassinata ad Ardore marina, piccolo comune nel comprensorio della Locride, nella notte tra il 12 luglio e il 13 luglio del 1990, da alcuni malavitosi che erano appostati davanti alla sua abitazione.
Raffaella era insieme al marito ed ai suoi due figli; dopo una colluttazione finalizzata probabilmente ad un sequestro di persona fu ferita gravemente alla testa e spirò successivamente all’ospedale Riuniti di Reggio Calabria. Aveva solo 39 anni ed insegnava nella scuola media di Locri.
Nonostante siano passati molti anni, Ardore marina rimane ancora oggi una terra difficile, in cui la criminalità organizzata si manifesta in tutta la sua virulenza; solo qualche mese fa la polizia di Stato di Reggio Calabria ha arrestato in flagranza di reato due persone, un italiano e un colombiano, che avevano costituito un laboratorio dotato di tutte le attrezzature necessarie per il taglio e il confezionamento della cocaina; anche nel 2020 gli investigatori avevano intercettato una banda di criminali, composta anche da minorenni, accusati di diversi episodi “di rilievo”, dai furti in abitazione alla ricettazione, dallo spaccio di eroina e cocaina alla detenzione abusiva di armi e di munizioni, ma anche smaltimento illecito di rifiuti – per lo più materiali di risulta, pericolosi e speciali – così come truffe con la sottrazione di mezzi da lavoro, di motoveicoli, di ciclomotori, finanche di cavalli.
“Non so cosa dire a questo proposito in questo momento – sussurra il professor Polito – penso solo che questa terra è sempre più abbandonata. A parte la carenza delle forze dell’ordine, lo Stato non si preoccupa neppure del funzionamento delle strutture sanitarie. Mia moglie è stata ricoverata dopo quattro ore. Se ci fosse stato un elicottero per spostamenti più rapidi, se ci fossero state attrezzature più efficienti, forse la si sarebbe potuto salvare.” (Dichiarazioni del prof. Franco Polito, La Stampa del 3 agosto 1990)
Sono molto significative ancora oggi le parole del marito della professoressa Scordo, il quale dichiarò tutta la sua amarezza non solo in merito alla violenza criminale subita dalla sua famiglia, ma esplicitò tutta la sua desolazione per una terra, la Calabria, che viene trascurata nelle strutture e nelle infrastrutture.
Il CNDDU condivide il pensiero del prof. Scarfò perché sentirsi pienamente cittadini italiani dovrebbe costituire un diritto per tutti coloro che sono nati nei nostri confini. L’attaccamento allo Stato e l’amore per le istituzioni scaturiscono dal rispetto delle persone in quanto tali da Nord a Sud.
prof. Romano Pesavento
presidente CNDDU