Tantissimi pellegrini sono affluiti, l’11 febbraio, presso il Santuario diocesano Nostra Signora dello Scoglio, per partecipare all’incontro speciale di preghiera in occasione della Giornata Mondiale del Malato. A presiedere le sacre funzioni è stato il vescovo della Diocesi di Locri–Gerace, Francesco Oliva. Il successore degli apostoli ha presieduto la solenne concelebrazione eucaristica alla quale hanno preso parte dodici sacerdoti e due diaconi. Tantissime le persone che si sono riconciliate con il Signore, attraverso la confessione. Fratel Cosimo, fondatore del rinomato santuario, ha tenuto un’evangelizzazione e, accanto al vescovo, alla presenza del Santissimo Sacramento, esposto all’adorazione dei fedeli, ha elevato al Signore una preghiera di intercessione per la guarigione dei malati e dei sofferenti. Di seguito, riportiamo il testo dell’evangelizzazione enunciata da Fratel Cosimo dopo aver invitato tutti a pregare con l’Ave Maria:

Cari fratelli e sorelle, amici e devoti di Nostra Signora dello Scoglio, presenti in questo Santuario mariano, a tutti voi, agli ammalati, ai sofferenti, giunga in segno di vicinanza il mio saluto cordiale e affettuoso nel nome del Signore. Oggi, come ben sapete, ricorre la trentesima giornata mondiale del malato, istituita da San Giovanni Paolo II nella memoria liturgica della Beata Vergine di Lourdes. Il tema di questa giornata deciso da Papa Francesco è “Siate misericordiosi, come è misericordioso il Padre vostro”. Anche noi, uniti insieme a tutta la Chiesa, celebriamo nel nostro Santuario a livello diocesano la giornata dedicata agli ammalati e vogliamo pregare in particolare per essi e per tutti coloro che li assistono. Qualche giorno fa Monsignor Oliva ha affermato, nel suo messaggio per questa giornata, che il Santuario dello Scoglio, come tutti gli altri Santuari, è un luogo particolarmente frequentato, specie dagli ammalati che invocano la guarigione, l’aiuto del Signore e il conforto dei sacramenti. Infatti, vi notiamo un gran numero di persone che continuamente si accostano al sacramento del perdono, mettendo in pratica le parole della Santa Vergine pronunciate nel mese di maggio dell’anno 1968: «Se gli uomini si convertiranno, si pentiranno dei loro peccati, si confesseranno, si avvicineranno a Dio e lo ameranno con tutto il cuore, Dio si avvicinerà a loro e li accoglierà nella sua casa». E proprio con questi sentimenti che ora vogliamo prestare attenzione al Vangelo di Marco, capitolo 7 dal versetto 31 al 37: “In quel tempo, Gesù, uscito dalla regione di Tiro, passando per Sidone, venne verso il mare di Galilea in pieno territorio della Decàpoli. Gli portarono un sordomuto e lo pregarono di imporgli la mano. Lo prese in disparte lontano dalla folla, gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua; guardando quindi verso il cielo, emise un sospiro e gli disse «Effatà», cioè «Apriti»! E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente. E comandò loro di non dirlo a nessuno. Ma più Egli lo proibiva, più essi lo proclamavano e, pieni di stupore, dicevano: «Ha fatto bene ogni cosa: fa udire i sordi e parlare i muti!»”. A proposito del gesto che Gesù ha compiuto nel toccare la lingua al sordomuto con la saliva, mi riporta alla mente quanto dicevano gli antichi, e io lo sentivo ripetere anche da mia nonna e da mia madre che, la saliva era medicinale, aveva qualità terapeutiche, cioè era curativa.

Difatti, ricordo bene che, quando andavamo in campagna per lavorare, capitava spesso durante il lavoro di subire qualche urto e di farci male a qualche gamba, come pure alle mani, provocandoci qualche contusione, qualche graffio o qualche ferita e subito mia nonna diceva, lo pronuncio in dialetto del luogo: «Mentimunci a sputazza – cioè la saliva, – perché ci aiuta a guarire presto le botte e le ferite». Ricordo pure che la saliva veniva applicata sulle ustioni e le bruciature del corpo. Chiusa questa parentesi ritorniamo alla vicenda riguardante l’uomo pagano sordomuto del Vangelo, la cui condizione allude, potremmo dire, alla condizione dei pagani, i quali sono sordi alla rivelazione di Dio. Ma con Gesù Cristo, che è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto, anche per loro si rende vicina la salvezza. Nel Libro del profeta Isaia al c. 35, v. 4–5 sta scritto: “Dite agli smarriti di cuore: «Coraggio, non temete! Ecco il vostro Dio, giunga la vendetta, la ricompensa divina. Egli viene a salvarvi». Allora si apriranno gli occhi dei ciechi e si schiuderanno gli orecchi dei sordi”. Il versetto ultimo del brano del Vangelo di Marco che abbiamo prima udito, che dice “fa udire i sordi e parlare i muti” se vogliamo, fa chiaro riferimento proprio alla profezia di Isaia: “Si apriranno gli occhi dei ciechi e si schiuderanno gli orecchi dei sordi”. Fratelli e sorelle in Cristo Gesù, il sordomuto del Vangelo di cui stiamo parlando, dopo che Gesù lo toccò, non solo riacquistò l’udito per poter ascoltare, ma si sciolse anche il nodo della sua lingua e poteva parlare senza alcuna difficoltà. Dunque, l’uomo, dopo l’incontro con Gesù ascoltava e parlava. Questo ci dovrebbe far riflettere, poiché noi, se è vero che nella nostra vita abbiamo realmente incontrato il Signore nella fede, abbiamo avuto un incontro personale con Lui, e abbiamo ascoltato la sua Parola, e continueremo ad ascoltarla, come cristiani e seguaci di Cristo non possiamo rimanere sordi e muti, ma in forza dell’incontro avuto nella fede con Gesù, ci sentiamo spinti a testimoniare la sua Parola, cioè il Vangelo e confessare al mondo senza vergogna il suo Nome. Dice infatti Gesù, nel Vangelo di Marco, al c. 8 v. 38: “Chi si vergognerà di me e delle mie parole, davanti a questa generazione adultera e peccatrice, anche il Figlio dell’uomo si vergognerà di lui, quando verrà nella gloria del Padre suo con gli angeli santi”. Al popolo che era presente quando Gesù operò la guarigione del sordomuto, nonostante Egli raccomandò di non dirlo a nessuno, più lo proibiva, più il popolo pieno di stupore lo proclamava. Ecco, questo se vogliamo, è proprio il frutto di chi ha avuto veramente un’esperienza simile. Riflettiamoci! Gesù, miei cari, ha avuto compassione dell’uomo pagano sordomuto e gli restituì l’udito e la parola affinché si manifestassero in lui le opere di Dio. E concludo: Voglia la Vergine Maria, Nostra Signora dello Scoglio, Donna dell’ascolto, del cammino e del servizio, Madre di Gesù e nostra, accompagnarci nel percorso della fede, affinché con Lei possiamo metterci sempre in ascolto della Parola di Dio ed essere illuminati, sostenuti e guidati nei travagli della vita. Dite Amen. Dio vi benedica e sia lodato Gesù Cristo.

Ufficio Stampa Santuario Nostra Signora dello Scoglio