Sono trascorsi quasi 10 giorni dalla tempesta di Halloween e la Calabria rimane ancora drammaticamente colpita. Nei giornali, in tv e sul web le foto della catastrofe hanno fatto il giro d’Italia, sono state riprese nei notiziari e nei salotti televisivi che hanno cercato più volte di fare chiarezza sulla tragedia del maltempo.
Vedere un’immagine così drammatica della propria terra fa scattare nella testa un sacco di domande e spinge a pensare un milione di cose, come è successo a molti calabresi che si sono chiesti se davvero non era possibile limitare i danni dell’alluvione, e se una forma di precauzione avrebbe diminuito i rischi.
La verità la conoscono in pochi e in molti casi non è dato saperla. Quelle foto sono impresse nella mente, come tutti gli scenari visti coi propri occhi dopo la tempesta.
Questa ad esempio l’abbiamo scattata sul ponte Allaro, come si può osservare c’è un cartello molto speciale sul quale campeggia la scritta “stazione di monitoraggio idrometeorologico” – il che significa che proprio in questo punto vi è una trasmissione di dati continua che riguarda le precipitazioni, Infatti l’idrometeorologia si occupa del monitoraggio idrologico di quantità e qualità di corsi d’acqua, falde, laghi e mare e del monitoraggio meteorologico delle precipitazioni, quindi si occupa proprio delle piogge, dell’evaporazione e della temperatura di vento, umidità e pressione.
Tutto questo fa riflettere è non poco: significa che quella famosa sera, quando sono iniziate le prime violenti piogge, questa “stazione” probabilmente aveva già iniziato ad elaborare dati utili ai fini precauzionali e se magari si fosse presa in considerazione avrebbe scongiurato qualche danno. Ma soprattutto, se si trovava in funzione come riporta il cartello, può esistere la remota possibilità che abbia registrato tutto e monitorato le acque durante tutte quelle ore, e che quindi abbia in una presunta memoria di sistema i dati rilevati quelle notti.
Sopra quel cartello c’è poi scritto “sorvegliato speciale” e vi è anche la scritta “Centro Funzionale Multirischi”, ciò significa che i rischi di quella strada, in quelle acque, dovevano essere controllati più che in altre zone o che comunque si doveva venire a conoscenza della situazione in tempo reale.
È forse possibile che questa stazione idrometeorologica potesse sapere già da prima del grave rischio di pericolo? Avrà funzionato quella famosa sera? Perché dalle immagini si vede chiaramente questo collegamento, attraverso un sondino, che scende nel terreno e nelle acque, non si può pensare che sia stato messo tutto lì a caso.
Se poi si pensa che: le stazioni realizzate dal CENTRO ASSISTENZA ECOLOGICA (CAE), come in questo caso, sono disponibili con configurazioni studiate appositamente per evitare danni e per resistere a condizioni meteorologiche estreme, proprio per poter garantire un lungo funzionamento anche in caso di emergenza, molte domande vengono spontanee. Non rimane che attendere chiarezza, sempre se qualche mistero ci verrà svelato.
Carlotta Tomaselli

 

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