La terra è la casa comune ove deve esserci posto per tutti, la madre che non discrimina i suoi figli. Questa Giornata Mondiale del migrante e del rifugiato, che ha come tema“Migranti e rifugiati ci interpellano. La risposta del Vangelo della misericordia,vuole essere vera “festa dell’incontro, dello scambio e della solidarietà”. Sentiamoci parte di una famiglia aperta, interpellati dai fratelli migranti e rifugiati che bussano alle porte dei nostri paesi e non chiedono altro che poter condividere uno spazio da vivere ed abitare. Ricordiamo i tanti nostri parenti di tempi non molto lontani in cerca di pane e lavoro accolti in terra straniera, ove hanno ritrovato speranza e futuro. Non continuiamo a pensare i flussi migratori un fenomeno di emergenza, da tamponare in qualche modo. Essi sono “una realtà strutturale” che può essere una bella opportunità di sviluppo, tale da conferire un volto umano alla nostra società e a tanti nostri piccoli paesi in via di estinzione.

Tanti Comuni di questa nostra area geografica, non meno di 10, hanno fatto dell’accoglienza, oltre che una risorsa, un valore aggiunto della propria agenda sociale. L’accoglienza è fatta di “braccia che si aprono e si stringono perché chiunque sappia di essere amato come figlio e si senta “a casa” nell’unica famiglia umana”.

Sento in questa bella adunanza nella Giornata Mondiale del migrante e del rifugiato il bisogno di salutare e ringraziare quanti operano nel settore dell’accoglienza: cooperative, associazioni, enti pubblici e privati. Sono il volto positivo di questa nostra terra spesso condizionata da un individualismo esasperato e  da sterile campanilismo.

Cosa ci è chiesto in questo momento? Abbattere i muri e le barriere, per attivare processi di integrazione e d’inclusione sociale. Questo è favorito da una conversione interiore che sfaldi la pretesa dell’autoconservazione.

Anche tu sei mio fratello! Tu che cerchi “una vita migliore lontano dalla povertà, dalla fame, dallo sfruttamento e dall’ingiusta distribuzione delle risorse del pianeta”. Siamo nel giubileo della Misericordia. Papa Francesco ci ricorda spesso che alla radice del Vangelo della misericordia c’è l’incontro e l’accoglienza dell’altro, che s’intrecciano con l’incontro e l’accoglienza di Dio: accogliere l’altro è accogliere Dio in persona! Questa consapevolezza può aiutare ognuno di noi ad essere responsabile del suo vicino, “custodi dei nostri fratelli e sorelle, ovunque essi vivano”.

E’ richiesta una nuova sensibilità che aiuti a “guardare ai migranti non soltanto in base alla loro condizione di regolarità o di irregolarità, ma soprattutto come persone che, tutelate nella loro dignità, possono contribuire al benessere e al progresso di tutti, in particolar modo quando assumono responsabilmente dei doveri nei confronti di chi li accoglie, rispettando con riconoscenza il patrimonio materiale e spirituale del Paese che li ospita, obbedendo alle sue leggi e contribuendo ai suoi oneri. Comunque non si possono ridurre le migrazioni alla dimensione politica e normativa, ai risvolti economici e alla mera compresenza di culture differenti sul medesimo territorio” (dal Messaggio di papa Francesco).

Mi permetto di invitare tutti ad una più grande vigilanza ed attenzione. Vedo ancora presenti fenomeni vergognosi che hanno origine “dalle nuove forme di schiavitù gestite da organizzazioni criminali che vendono e comprano uomini, donne e bambini come lavoratori forzati nell’edilizia, nell’agricoltura, nella pesca o in altri ambiti di mercato. Quanti minori sono tutt’oggi costretti ad arruolarsi nelle milizie che li trasformano in bambini soldato! Quante persone sono vittime del traffico d’organi, della mendicità forzata e dello sfruttamento sessuale!” (dal Messaggio di papa Francesco).

Su questi fenomeni la riflessione non deve mai cedere all’indifferenza.

Sono grato al Signore di questo momento che ci unisce tutti, fratelli e sorelle di varia provenienza e diversa cultura e religiose. Il mio grazie va anche a coloro che hanno promosso ed organizzato quest’incontro, sotto la regia del cappellano dei Migranti don Rigobert e dell’Ufficio diocesano Migrantes.

Solo attraverso la cultura dell’incontro e del dialogo si costruisce una nuova civiltà. L’incontro odierno è stato un piccolo, ma significativo, tassello in questa direzione.

 

XFrancesco Oliva

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